Servono interventi, senza ripresa dei consumi il Paese non riparte
Nessun rimbalzo per il commercio. Il calo delle vendite registrato dall’Istat a luglio certifica che la crisi del commercio, innescata dal lockdown, non è ancora finita. Particolarmente grave è la situazione dei piccoli negozi, che vedono crollare le vendite nel mese, con una flessione di -11,7% rispetto al luglio del 2019. Così Confesercenti commenta i dati sulle vendite di luglio diffusi oggi dall’Istat.
A soffrire di più sono i comparti più colpiti Abbigliamento e Calzature, che registrano una riduzione delle vendite rispettivamente del -28% e del -17% anche per lo spostamento dei saldi al mese successivo. Ma ad essere colpito è tutto il commercio: luglio ha segnato un netto peggioramento rispetto a giugno, e persino nel commercio elettronico le vendite crescono a ritmi decisamente più contenuti di quanto messo a segno nei mesi precedenti.
È la dimostrazione che la fine delle misure restrittive a maggio non è bastata a garantire quel rimbalzo sperato. Anzi: le famiglie, che in un primo momento sono state protette dai numerosi interventi di politica fiscale, sembrano invece aver iniziato a percepire il deterioramento delle condizioni del mercato del lavoro: una nuova incertezza cui fanno fronte mostrando maggiore prudenza nei consumi.
Le misure messe in campo fino ad ora, che hanno alleviato inizialmente l’impatto della crisi, non sono purtroppo sufficienti ad invertire la rotta e far ritornare i consumi velocemente sui livelli pre-crisi. Famiglie ed imprese aspettano nuovi sostegni, dal lavoro al fisco, con interventi specifici di supporto per le micro e piccole imprese, le più colpite da questa crisi, per frenare l’emorragia di posti di lavoro e chiusure e per creare vere occasioni di rilancio. Soprattutto è necessario concentrarsi sulle risorse del Recovery Fund, messe a disposizione dall’Europa, per mettere a punto un piano per rilanciare i consumi: se la spesa delle famiglie resta al palo, l’intera economia del Paese non ripartirà.