Confesercenti: “Semestre negativo per il commercio, già persi 2,2 miliardi di fatturato. E un’impresa su quattro ‘vive’ meno di tre anni”
Le vendite al dettaglio a giugno restano ferme rispetto a maggio, registrando una crescita zero, mentre scendono del 2,6% su base annua. Lo rileva l’Istat, sottolineando che anche nel primo mese del pieno godimento del bonus Irpef di 80 euro, incassato a fine maggio, il commercio ha continuato a dare segnali di sofferenza.
Le vendite al dettaglio nel comparto alimentare si mantengono appena sopra lo zero su base mensile, registrando un +0,1%, mentre scendono nel confronto annuo, con un ribasso del 2,4%. Lo rileva l’Istat. Ma ancora peggio va per il resto dei settori (-0,1% congiunturale e -2,8% tendenziale). In realtà tutte le principali voci monitorate dall’Istat risultano in territorio negativo. E non sono esclusi i farmaci (-2,9% annuo) e l’abbigliamento (-2,3%).
“Ancora un semestre molto negativo, da cui il commercio esce con le ossa rotte. Nei primi 6 mesi del 2014, stimiamo che il settore nel suo complesso abbia perduto circa 2,2 miliardi di euro di fatturato. E per le imprese commerciali è sempre più difficile sopravvivere: tanto che, ormai, un’attività del commercio su quattro vive meno di tre anni”.
Così Confesercenti sui dati Istat relativi alle vendite al dettaglio di Giugno.
“Il crollo del fatturato è anche sinonimo dell’impoverimento delle famiglie italiane, e mette al centro del confronto sull’economia il problema ancora irrisolto della gravissima crisi dei consumi. Che non permette di rallentare l’emorragia di attività: per la precisione, il 24,7% delle imprese avviate tra il 2012 e il 2013, aveva già chiuso a giugno 2014: un dato decisamente superiore alla media degli altri settori dell’economia, dove la quota di attività che ‘vivono’ meno di tre anni è ferma al 14,3%”.
“A soffrire di più, come sottolineano i dati dell’istituto di statistica, sono come al solito i piccoli esercizi. La crisi ha decimato le imprese ed affossato i consumi delle famiglie: le piccole attività commerciali scontano sempre più duramente la crisi del mercato interno italiano”.
“Il 2014 avrebbe dovuto segnare la tanto attesa ‘ripresina’ dei consumi, ma a questo punto è sempre meno probabile registrare una variazione positiva a fine anno: il governo deve intervenire per rilanciare il mercato interno, che dà lavoro a milioni di persone, evitando di prolungare questa pericolosa oscillazione fra stagnazione e recessione. Occorre ricreare le condizioni per investire e per consumare procedendo con coraggio sul doppio binario della riduzione delle spese e della pressione fiscale. Non possiamo più aspettare”.