Commissione europea: nel 2024 torna procedura deficit, Italia ne tenga conto

La Commissione europea ha adottato oggi un pacchetto di raccomandazioni, nell’ambito del semestre europeo

“La Commissione europea proporrà al Consiglio di avviare procedure per i deficit eccessivi nella primavera del 2024 sulla base dei dati di consuntivo per il 2023” e “l’Italia dovrebbe tenerne conto nell’esecuzione del suo bilancio 2023 e nella preparazione del progetto Piano di bilancio per il 2024”. Lo ha precisato la Commissione europea nel pacchetto di raccomandazioni adottate oggi nell’ambito del semestre europeo. Oltre ai rischi sul deficit, la Commissione ha stimato che l’Italia – assieme alla Francia e alla Finlandia – non soddisfa i criteri sul debito pubblico e – assieme alla Grecia – “continua a sperimentare squilibri eccessivi”.

Conti pubblici

Per l’Italia, dice la Commissione europea “tenuto conto delle valutazioni sulla sostenibilità dei conti e della necessità di ridurre il deficit al di sotto del 3% del Pil, sarebbe appropriato un miglioramento del saldo strutturale pari ad almeno lo 0,7% del Pil per il 2024. Per assicurare un miglioramento simile, la crescita della spesa primaria netta finanziata nazionalmente non dovrebbe superare l’1,3% nel 2024”. La crescita della spesa netta raccomandata è sensibilmente superiore, di mezzo punto percentuale, allo 0,8% ipotizzato nelle previsioni di primavera. Contemporaneamente le restanti misure di sostegno nel settore energia, pari oggi all’1% del Pil, devono essere rimosse gradualmente, e i risparmi andrebbero dovrebbero essere usati per ridurre il deficit. Sulla base delle stime della Commissione, ciò porterebbe ad una crescita della spesa primaria netta “più bassa di quella raccomandata per il 2024”.

Squilibri

“L’Italia – si legge nelle raccomandazioni della Commissione europea – presenta squilibri macroeconomici eccessivi. In particolare, sebbene vi siano stati alcuni miglioramenti, persistono vulnerabilità legate all’elevato debito pubblico e alla debole crescita della produttività,  in un contesto di fragilità del mercato del lavoro e alcune debolezze nei mercati finanziari, che hanno rilevanza transfrontaliera”. “Le vulnerabilità di lunga data dell’Italia si sono leggermente attenuate negli ultimi anni, ma rimangono significative e non si prevede che si risolveranno rapidamente. La persistente bassa crescita della produttività è stata un fattore chiave alla base della prolungata debole crescita economica dell’Italia, che rallenta la riduzione dell’indebitamento pubblico, intacca le opportunità di lavoro e incide sui bilanci delle banche. Il rapporto debito/PIL è ulteriormente diminuito nel 2022 con la ripresa economica. Rimane tuttavia elevato e costituisce una sfida sostanziale per la sostenibilità di bilancio. Il rapporto debito/Pil dovrebbe diminuire ulteriormente entro il 2024 ma aumentare nel medio termine in assenza di misure di risanamento”, si legge ancora.

Cuneo fiscale  

“Il cuneo fiscale – si legge nel pacchetto di raccomandazioni – sul lavoro in Italia è rimasto elevato a tutti i livelli di reddito rispetto agli altri Stati membri dell’Ue, nonostante la riduzione delle imposte sul reddito delle persone fisiche attuata nel 2022. Inoltre, l’estensione del regime forfettario”, o flat tax, “ai lavoratori autonomi desta preoccupazioni per l’equità e l’efficienza del sistema tributario”. “Anche l’introduzione di un nuovo regime forfettario sugli aumenti salariali per il 2023 ha aumentato la complessità”, ha aggiunto la Commissione.

PNRR

“Il Pnrr à molto importante per l’Italia perché in termini assoluti l’Italia è il Paese principale beneficiario di questi fondi. E quindi direi che è un interesse comune della Commissione europea e del Governo italiano raggiungere gli obiettivi di questo piano”. Lo ha dichiarato il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, in un punto stampa a margine della presentazione delle raccomandazioni della Commissione europea. “Noi abbiamo un atteggiamento di grande apertura, flessibilità, volontà di collaborare, anche venendo incontro alle richieste, quando arriveranno, di modifica di questo o quell’aspetto del piano, cercando di fare tutto questo presto e bene. Perché l’obiettivo non puòessere quello di ritardare perche’ ritardare non conviene all’economia italiana e certamente non sarebbe un buon risultato per la Commissione europea”, ha aggiunto.

Rate a rischio

“Non credo che dobbiamo guardare a delle scadenze formali, dobbiamo guardare alla realtà, che ci dice che l’Italia, secondo i piani fin qui concordati, dovrebbe richiedere una quarta erogazione nel mese di giugno e una quinta erogazione nel mese di dicembre. E’ chiaro che per mantenere questo tipo di ritmo bisogna che la discussione sulle più che legittime richieste di modifiche avvenga il prima possibile, altrimenti difficile farla dopo giugno se si vuole mantenere il ritmo delle erogazione fin qui stabilite”, ha aggiunto Gentiloni.  “Ma queste – ha concluso – sono decisioni che prenderà il governo italiano e che non hanno minimamente dei profili di illegittimità formale. E’ un problema sostanziale che è una sfida importantissima a cui la commissione tiene molto perché il successo del piano italiano è anche il successo della Commissione europea”.

 

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