Il Presidente Erasmi: “L’Italia riparte e l’Abruzzo resta fermo: pagheremo un prezzo altissimo, il più alto d’Italia in questo momento, e ci sono precise responsabilità. Questa volta non molleremo né indietreggeremo di un millimetro”
Magazzini pieni di merce invenduta ma da pagare, casse vuote anche per anticipare la cassa integrazione ai dipendenti, pioggia di disdette su ristoranti e alberghi in un periodo, dicembre, che vale anche la metà del fatturato per il commercio e la ristorazione. Commercianti, esercenti e albergatori d’Abruzzo, convocati da Confesercenti e presenti al massimo della capienza della piattaforma Google Meet, hanno denunciato conseguenze pesantissime sulle loro aziende per il prolungamento della zona rossa nella sola regione Abruzzo.
“L’Italia riparte e l’Abruzzo resta fermo: pagheremo un prezzo altissimo, il più alto d’Italia in questo momento, e ci sono precise responsabilità. Questa volta non molleremo né indietreggeremo di un millimetro: avviamo una mobilitazione perché entro fine anno la Regione eroghi i ristori promessi questa estate e arrivati a poche centinaia di aziende, e deve prevederne altri che coprano questi giorni di chiusura ulteriore” ha esordito Daniele Erasmi, presidente regionale dell’associazione di categoria, “nessuno pensi di scaricare solo sulle nostre imprese i clamorosi errori di cui l’Abruzzo è in questo momento ostaggio”. L’assemblea, coordinata dal direttore Lido Legnini e trasmessa anche in diretta Facebook sulla pagina di Confesercenti, ha visto un dibattito molto acceso.
“Le casse dei nostri negozi sono ormai vuote” ha detto Franco Menna, commerciante di calzature di Vasto e presidente di Confesercenti Provinciale Chieti, “ma i fornitori vanno pagati e questo sta strozzando le imprese”, una situazione confermata da Marina Dolci, negoziante di abbigliamento e sport nel centro di Pescara: “Anche se una parte del negozio è rimasta aperta, gli incassi sono assolutamente azzerati. Chiediamo che i negozianti abbiano le stesse possibilità concesse ai balneatori: tasse azzerate. E nessuno più crede alle promesse di riapertura in poche ore che i politici ci vanno dicendo”. Da Teramo Luciana Rapini, anche lei del settore abbigliamento, ha rivelato che “non si riesce neppure a chiudere, perché i fornitori vogliono essere pagati”.
Situazione molto dura anche per la ristorazione: “Siamo i primi ad essere bersagliati e gli ultimi ad essere aiutati” ha tuonato Gianluca Grimi, operatore di Giulianova e coordinatore della federazione dei pubblici esercizi di Confesercenti, “ora c’è bisogno di un intervento radicale a sostegno dei nostri settori. Ora vogliamo i ristori che ci hanno promesso in Abruzzo”. “Ci sentiamo abbandonati da tutti e la Confesercenti è l’unico riferimento” ha sottolineato il ristoratore Mario Di Giovanni, mentre il presidente degli albergatori Daniele Zunica, Civitella del Tronto, ha denunciato che “abbiamo già dovuto disdire un Natale che prometteva bene, subiremo la concorrenza delle vicinissime Marche e, a differenza della prima ondata, non avremo la possibilità di anticipare le casse integrazioni ai dipendenti. Siamo ostaggio di una Regione mediocre”.
“Siamo fermi da mesi, la situazione è disperata e quando si intravedeva una possibilità con il ponte dell’Immacolata siamo stati ancora umiliati” hanno detto i rappresentanti del settore ambulante guidato da Domenico Gualà, e dai settori fiere, eventi, animazioni confermano che tutto resta fermo, “ma solo in Abruzzo”. Perdite importanti e previsioni fosche per questo inizio dicembre in zona rossa anche per le imprese alimentari, come testimoniato dal presidente della Fiesa Venceslao Ruccolo, e questo nelle aree interne – come ha rilevato Pietro Leonarduzzi, operatore di Sulmona – si sente con più forza. Molto forte la testimonianza di Mario Antonelli, giovane presidente della Confesercenti aquilana: “Abbiamo dovuto chiudere la nostra azienda alimentare perché sono stato contagiato da mia madre, infermiera al pronto soccorso, e questo per una piccola azienda è devastante. Per fortuna stiamo ripartendo, ma così non si può andare avanti”.
Ecco perché la Confesercenti non si ferma. “Azzeramento delle tasse locali e regionali, erogazione dei ristori regionali entro il 31 dicembre, previsione di nuovi ristori a copertura di questa ulteriore chiusura, credito d’imposta regionale sulle altre misure. Questa Regione” ha concluso i lavori Lido Legnini, direttore di Confesercenti, “deve darci risposte subito”.