Bar e ristoranti: salta il weekend della riapertura, Fiepet: “Così è impossibile fare impresa”
Niente weekend della ripartenza. Ormai è deciso, sabato 9 e domenica 10 gennaio, i ristoranti, i bar e le pasticcerie dovranno restare chiusi anche a pranzo.
“Il provvedimento adottato durante la notte dal governo” commenta Lucio Gori per Fiepet Confesercenti “indica l’Italia in zona gialla durante i giorni 7 e 8 gennaio mentre il 9 e il 10 tornerà la zona arancione. Da lunedì 11 fino al 15 gennaio la fascia si tinteggerà ancora di giallo consentendo l’apertura dei ristoranti e bar fino alle 18 per poi capire cosa accadrà dal 16 gennaio con l’adozione di un nuovo decreto preannunciato. Un apri e chiudi che ci trova fermamente contrari”.
C’è agitazione nel settore della ristorazione e dei pubblici esercizi. “A rimetterci più di tutti” sottolinea Fabrizio Tavanti Presidente Fiepet Arezzo “saremmo ancora una volta noi. Siamo stati illusi di poter ripartire almeno a pranzo da dopo l’Epifania nella speranza di non dover chiudere ancora una volta. Invece siamo costretti dal Governo ad aprire e chiudere ad intermittenza. Ancora una volta la scelta piomba sulla testa delle nostre aziende all’ultimo minuto, quando ogni locale si stava organizzando per partire richiamando il personale e facendo gli ordini per approvvigionarsi di prodotti alimentari freschi”.
“Siamo esasperati” aggiunge Tavanti “da questo continuo tira e molla insostenibile, che costringerà molti colleghi a valutare di non riaprire. Teoricamente, infatti, le nostre attività potrebbero ripartire col pranzo giovedì e venerdì, per richiudere il fine settimana con la zona arancione dove è possibile fare solo asporto e delivery, una soluzione che, tranne in rari casi, non coincide con un ritorno economico nelle tasche degli imprenditori”.
Come possiamo continuare a lavorare in queste condizioni? È questo quello che si chiede il settore della ristorazione e dei pubblici esercizi.
“Vari colleghi” puntualizza Tavanti “ci segnalano di dipendenti che, pian piano, se ne stanno andando, con il rischio di rompere team costruiti con fatica. In molti, infatti, stanno iniziando a rivolgersi ad altri settori perché non possono permettersi di stare in cassa integrazione così tanto tempo. I ristori annunciati già per la chiusura di dicembre ed in molti casi comunque insufficienti, a numerosi operatori non sono ancora arrivati. Quello che più fa arrabbiare la categoria è la mancanza di certezze: sono settimane ormai che bar e ristoranti sono chiusi, e non ci sembra che dal punto di vista dei contagi sia cambiato qualcosa. Noi tutto quello che dovevamo fare l’abbiamo fatto, ora siamo esasperati; loro tutto quello che dovevano fare, dai controlli ai trasporti, l’hanno fatto male”.
Ed infine conclude Lucio Gori ricordando che “mentre si parla per il nostro settore di nuove chiusure e ristrettezze, si pensa a riaprire le scuole o gli impianti sciistici: insomma, c’è veramente un pasticcio e una confusione totale dei messaggi mandati dal governo. Questi continui stop and go non permettono di riorganizzarsi: qui rischiamo di bruciare non solo il mondo della ristorazione, ma la filiera stessa della produzione e della distribuzione alimentare con un indotto fondamentale per un territorio come il nostro”.