Checcaglini-Landini: “delusione nel mondo del commercio. Poche le modifiche del decreto. Si poteva fare molto di più”
C’è delusione nel mondo del commercio all’indomani del nuovo decreto emanato per contrastare il Coronavirus. “Si riteneva difatti” commentano all’unisono il direttore di Confesercenti Mario Checcaglini e il presidente Mario Landini “che si potesse avviare dopo Pasqua – perlomeno per le attività che normalmente non prevedono importanti flussi di persone contemporaneamente e pur sempre nella massima sicurezza – una progressiva de-escalation delle misure di chiusura per arrivare ad una apertura diffusa proprio dopo il primo di maggio”.
“Per il settore del commercio” puntualizza il direttore Checcaglini “è importante avviare un percorso con il quale prevedere la possibilità di effettuare acquisti; naturalmente l’apertura delle attività, dovrà prevedere le regole sul distanziamento e quanto è necessario per garantire alle persone e agli esercenti la completa sicurezza. Una nuova modalità che forse, a parere di Confesercenti, si sarebbe dovuto iniziare a sperimentare già da dopo Pasqua, a meno che non si pensi di riaprire le attività a pandemia cessata. Un primo avvio nel periodo post festività pasquali avrebbe permesso poi di rendere questa modalità efficiente e consolidata dal mese di maggio. Adesso tutto è rimandato al 3 maggio e le novità previste nella bozza del decreto, sono decisamente poche per il settore del commercio e riguardano solo la riapertura delle librerie, delle cartolerie e dei negozi di vestiti per bambini”.
Secondo Mario Checcaglini “considerando che oramai è trascorso oltre un mese dalle chiusure di tante attività e che lo stop proseguirà per un altro mese ancora, è del tutto evidente che, dopo un tempo così lungo, anche molti generi ad oggi ritenuti non essenziali, inizieranno a scarseggiare nelle famiglie e ci sarà la necessità di dover ricorrere agli acquisti. In questo caso, se si dovesse verificare un caso simile anche fra una sola settimana, Confesercenti non accetterà quanto ha recentemente previsto la Regione Toscana con la riapertura di alcuni reparti di generi diversi dall’alimentare solo e soltanto nella grande distribuzione”.
Confesercenti non intende fare un processo alle intenzioni ma terrà gli occhi bene aperti. “Tale percorso naturalmente non è scritto nel decreto” ribatte il presidente Landini “ma fin da subito vogliamo affermare, visto che c’è già un precedente, che Confesercenti è contraria ad affermare il concetto che considera la grande distribuzione come il luogo sicuro dove poter effettuare l’acquisto dei prodotti”.
“Cogliamo l’occasione” aggiungono il direttore e il presidente dell’associazione di categoria “di rilanciare il disperato grido di allarme anche del settore della ristorazione e dei pubblici esercizi in generale: Proprio in queste ore ristoratori e baristi hanno espresso attraverso il loro sindacato nazionale una forte preoccupazione per aver visto vanificare il periodo di lavoro più importanti dell’anno”.
In conclusione per Checcaglini e Landini “è evidente che un ulteriore mese di chiusura totale metterà a dura prova la rete dei negozi di vicinato, la ristorazione e i bar. Come tutto il settore dell’ambulantato. A questo punto il Governo sarà giudicato sulla base delle misure che adotterà per sostenere il settore in termini di contributi diretti. Non sarà sicuramente sufficiente la somma indicata nel mese precedente, di 600 euro. Non solo non è sufficiente ma i soldi devono arrivare nei conti correnti in tempi rapidi se si vuole dare un concreto e reale aiuto alle persone. Non sono tollerabili ulteriori scene che abbiamo visto qualche settimana fa con l’inoltro delle richiesta ad Inps mentre, ad oggi, nemmeno un euro è arrivato a destinazione”.