Il Presidente Domenichini: “l’elenco delle esenzioni è carente e dovrebbe ricomprendere altre attività come i negozi di abbigliamento e calzature e le tabaccherie, aperte anche nel primo lockdown”
Da oggi, 20 gennaio, è scattato l’obbligo di green pass per andare dal barbiere, dal parrucchiere o dall’estetista e a breve uscirà il Decreto che fisserà le deroghe per i servizi e negozi in cui il certificato verde sarà richiesto dall’1 febbraio.
La lista degli esercizi dove si potrà entrare senza Green pass base comprenderà alimentari, supermercati, ipermercati, farmacie, parafarmacie, benzinai, negozi di carburante per il riscaldamento, articoli per animali, ottici, mercati all’aperto, ambulanti e chioschi di edicole, tutte attività considerate giustamente di prima necessità.
Secondo Confesercenti Emilia Romagna, l’elenco delle esenzioni è carente e dovrebbe ricomprendere altre attività come i negozi di abbigliamento e calzature e le tabaccherie, aperte anche nel primo lockdown.
“Sono attività – afferma Dario Domenichini, Presidente di Confesercenti Emilia Romagna – all’interno delle quali la permanenza non si prolunga per periodi di tempo eccessivi e dove la mascherina non viene mai abbassata. A questo si aggiungono igienizzazione delle mani, distanziamento e contingentamento delle entrate. Misure che garantiscono la sicurezza delle persone, per cui l’obbligo del green pass appare francamente eccessivo.”
A questi elementi si aggiunge, poi una situazione complicata per il settore moda: “I saldi – continua Domenichini – dopo una discreta partenza si sono praticamente fermati e molti clienti rimandano il momento dell’acquisto, non entrano nei negozi, o si rivolgono all’online. Nei piccoli esercizi commerciali non c’è certamente assembramento, gli acquirenti sono sempre meno e non si avverte proprio la necessità di questo ulteriore onere.”
L’obbligo del green pass si affianca, infatti, anche all’onere del controllo che grava sulle imprese.
“Il risultato – conclude Domenichini – sarà quello di creare ulteriori difficoltà ai commercianti che da due anni lottano per restare in piedi e che vengono gravati di continui oneri. Occorrerebbero, invece, sostegni e incentivi per favorire la sopravvivenza e la ripresa delle attività e iniziative per contrastare il caro energia, il rinnovo delle moratorie sul credito e interventi per calmierare gli affitti.”