Si è svolta oggi presso la Camera, in commissione Ambiente congiunta con le Attività produttive, l’Audizione con i rappresentanti delle organizzazioni imprenditoriali, tra cui una delegazione di Confesercenti, nell’ambito dell’esame dello Schema di decreto legislativo recante individuazione di procedimenti oggetto di autorizzazione, segnalazione certificata di inizio attività (SCIA), silenzio assenso e comunicazione e definizione dei regimi amministrativi applicabili a determinate attività e procedimenti.
“Lo Schema di decreto legislativo rischia di lasciare insoddisfatti quasi tutti i soggetti interessati alla materia, fatta eccezione forse solo per i Comuni – sottolinea Confesercenti in una nota -.
Alcune Regioni, infatti, subiscono le decisioni dei Ministeri proponenti, che non si sono limitati ad individuare, come da delega, i procedimenti oggetto di segnalazione certificata di inizio attività o di silenzio assenso (quelli per i quali è necessaria l’autorizzazione espressa e quelli per i quali è sufficiente una comunicazione preventiva) ma hanno previsto anche rilevanti interventi concernenti il regime abilitativo previsto per determinate attività imprenditoriali. Si tratta di modifiche che in alcuni casi riguardano semplicemente i termini tecnici delle procedure di SCIA, ma in altri comportano cambiamenti sostanziali dei regimi abilitativi.
Nel tentativo di dare omogeneità, semplificandoli, ai vari procedimenti amministrativi riguardanti l’avvio e le variazioni inerenti le attività imprenditoriali, è intervenuto, almeno nel caso delle attività di somministrazione di alimenti e bevande e del commercio al dettaglio in esercizi “di vicinato”, rompendo gli equilibri conquistati nel tempo, a costo di notevoli sforzi compiuti dal legislatore, tra l’esigenza di tutela e salvaguardia delle zone di pregio artistico, storico, architettonico e ambientale e quella di vietare la previsione di criteri fondati sulla prova dell’esistenza di una domanda di mercato.
Di conseguenza, bar e ristoranti potranno aprire ovunque sulla base di una semplice SCIA, proponendo il testo del superamento delle programmazioni, sia pur basate su indici di qualità del servizio e all’interno di zone da sottoporre a tutela. Solo per le finalità, di cui all’art. 52 del Codice dei beni culturali, d’intesa con la Regione e sentito il Soprintendente, i Comuni potranno adottare deliberazioni volte ad individuare zone o aree aventi particolare valore archeologico, storico, artistico e paesaggistico in cui è vietato o subordinato ad autorizzazione l’esercizio di una o più attività, poiché non compatibile con le esigenze di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale.
Si tratta, di fatto, di una funzione già spettante ai Comuni, riconosciuta dalla legislazione in materia di esercizi di somministrazione di alimenti e bevande e di commercio, ma che finora doveva tener conto di un previo coordinamento dei vari interessi. Con le modifiche apportate, verrebbe, invece, svolta dai Comuni d’intesa con le Soprintendenze con modalità sostanzialmente ‘dirigiste’ e solo con riferimento alle zone ‘di pregio’ trascurando, di fatto, le esigenze di concertazione con altri soggetti pubblici ed economici interessati ed il controllo dell’intero territorio”.
“Ci si augura – dice il Direttore Fiepet, Tullio Galli – che la politica si accorga che una totale liberalizzazione nelle aperture di nuovi pubblici esercizi, senza una pur minima programmazione neanche nelle aree di elevato pregio storico, culturale ed artistico delle città, non fa altro che aumentare il numero di coloro i quali, senza una adeguata capacità professionale e di esperienza di lavoro, avviano una attività nel delicato settore della somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, con l’inevitabile risultato di una chiusura entro i primi tre anni di esercizio, così come evidenziano gli ultimi dati dell’osservatorio Confesercenti in materia di nati-mortalità delle imprese. Il pubblico esercizio ha invece bisogno di una attenta selezione di nuovi imprenditori per continuare ad proporre, a cittadini e turisti, un sempre più qualificato servizio. Una offerta che rappresenta un’eccellenza ed un valore aggiunto al nostro turismo enogastronomico”.