“Consumi a picco, domanda interna ferma, oneri troppo elevati e politiche economiche mal calibrate alimentano la sfiducia”
Un bilancio che va via via peggiorando. Nei settori modenesi del commercio, turismo e servizi, l’auspicato rallentamento del numero delle attività modenesi cessate rimane un miraggio: -591 quelle che hanno chiuso nel periodo compreso tra gennaio e giugno 2014. Mentre, il saldo tra aperture e chiusure resta fortemente negativo: -276 imprese. A rilevarlo è l’Osservatorio di Confesercenti Modena che commenta: “Un crollo inarrestabile; il territorio va verso il depauperamento di una parte importante del suo tessuto produttivo e della ripresa, troppe volte annunciata ancora non c’è traccia”.
E la drammatica contabilità non può che partire dal commercio al dettaglio alimentare e non, dove a fronte di 112 nuove iscrizioni, al 30 giugno 2014 le cessazioni sono state ben 277, con un saldo negativo di 165 unità. Il peggiore, quello modenese in regione che supera Bologna (saldo aperture/chiusure -160) e Parma (saldo -119) Guardando al capoluogo, Modena sono 103 i negozi che hanno chiuso e solo – meno della metà oltretutto – quelli che hanno aperto, 45, con un saldo negativo di 58 attività. Pesante poi il bilancio tra le imprese del commercio al dettaglio di tessile, abbigliamento e calzature, altro brutto primato: le 20 aperture non colmano le 63 cessazioni di attività e il saldo si assesta ad un pesante -43 MPMI.
Discorso che non cambia analizzando l’andamento del settore turismo alloggio e somministrazione: mancano a giugno 2014, 124 imprese all’appello e solo 75 sono le nuove aperture (saldo -49). Tra quelle che offrono il solo servizio di alloggio si registra nessuna nuova impresa nei primi sei mesi dell’anno, mentre 6 sono le attività dismesse di cui 2 nel capoluogo. Anche tra ristoranti e bar è il segno meno a prevalere. La tenuta, coadiuvata dall’apertura di qualche nuovo esercizio in città, 8 in tutto, è presto messa in ombra dai dati provinciali: 115 le cessazioni nel semestre contro 81 nuovi locali entrati in attività con un saldo di -34.
Per nulla positiva poi anche la situazione del commercio ambulante che (a differenza dell’ambito nazionale in cui segna maggior tenuta ed incremento) a livello locale continua perdere posizioni: 51 le imprese cancellate in sei mesi, contro solo19 quelle aperte (saldo -32). Come non si discosta di molto l’andamento delle MPMI che operano dell’intermediazione commerciale tra nuove aperture (109) e chiusure (139), il saldo risulta negativo di ben 30 unità. L’unico segno ‘+’ arriva da quelle attività imprenditoriali specializzate nel commercio via internet. Sul territorio: su un totale di 183 imprese attive, 17 sono quelle aperte nel primo semestre 2014, e 14 le cessazioni (+3).
“Le chiusure continuano – evidenzia Confesercenti Modena – e si registra un’allarmante diminuzione delle aperture: l’alto tasso di imprenditorialità che ha sempre caratterizzato il nostro territorio pare venir meno per il clima di sfiducia causato dalla stretta del credito e da un mercato che sta cannibalizzando le imprese più piccole. Schiacciate da oneri troppo alti, compresi quelli locali e da una domanda interna nulla che non da segni di ripresa. Sono molti gli imprenditori che in queste condizioni rinunciano a portare avanti, l’impresa, vittime come sono di politiche economiche mal calibrate che penalizzano i consumi e che stanno distruggendo un tessuto di grande importanza sociale, portando ad una rapida avanzata della desertificazione, nei centri urbani e in quelli periferici. Se non si trova il modo di risollevare la domanda interna, le MPMI che ad essa fanno riferimento chiuderanno sempre in numero maggiore, continuando ad esacerbare la spirale di disoccupazione e povertà imboccata dal Paese”.