Rossi: “Diamo forza insieme alla richiesta a Regioni e al Governo per una profonda modifica delle regole per l’insediamento di medie strutture di vendita”
Ormai dal 2016 che Confesercenti del Veneto Centrale sta denunciando come la mancata regolamentazione delle attività commerciali tra i 250mq e i 25000mq stia portando a un proliferare incontrollato delle medie strutture di vendita, in particolare nel settore alimentare (supermercati, e market alimentari sopra i 250mq) .
Scende in campo, affianco al vicesindaco Arturo Lorenzoni, il Presidente della Confesercenti del Veneto Centrale, Nicola Rossi, rilanciando l’esigenza di nuove regole di programmazione per quando riguarda le strutture commerciali tra i 250 e i 2500mq.
“Ricordiamo che i negozi con superficie inferiore ai 250mq sono definiti negozi di vicinato mentre sopra i 2.500 mq abbiamo le strutture della grande distribuzione. La normativa Europea (meglio nota come direttiva Bolkestein) prevede che sia possibile programmare le strutture commerciali, fino a 2500 mq, solo ed esclusivamente sotto l’aspetto urbanistico e non come avveniva fino a 10 anni fa, sotto l’aspetto socio-economico. Con il rischio concreto di dare vita breve a queste strutture di medie dimensioni con il rischio che questi edifici diventino inutili a breve e si trasformino quindi in ennesimo esempio di degrado urbano”.
“Ricordiamoci – continua il Presidente Rossi – che Padova città e provincia ha una dotazione notevole di media distribuzione. Media distribuzione che continua a crescere ed occupare spazi. Si tratta del nuovo modello di sviluppo delle società finanziarie e dei grandi gruppi della distribuzione che, abbandonati gli investimenti nelle grandi strutture di vendita (ipermercati) e nei grandi centri commerciali, hanno trovato nuovi sbocchi e nuove quote di mercato grazie alla deregolamentazione nell’insediamento delle medie strutture. Basta guardare i dati di sviluppo in città ed in provincia per vedere come stiano proliferando supermercati, discount, medie strutture non alimentari e minimarket nei centri storici.
Nel mentre continua la moria di esercizi commerciali. Nel 2018 abbiamo visto la chiusura di 878 esercizi commerciali. Con un saldo negativo di 200 attività tra chiusure e aperture e continua la crescita in modo esponenziale del commercio on-line.
Cosa fare? Occorre sollevare la questione sulla normativa Europea – continua Rossi – che è evidente non possa trovare una corretta applicazione nel nostro territorio.
Ed è per questo che Confesercenti Regionale ha chiesto in Regione e Confesercenti Nazionale al Governo, di introdurre nuove regole programmatorie e nuovi strumenti di programmazione. Ad esempio sotto l’aspetto urbanistico, dovremmo prevedere le aree in cui è possibile l’insediamento. Sarebbe opportuno che solo edifici dismessi e già destinati ad uso commerciale fossero riutilizzabili per quest’uso in modo da evitare la trasformazione di vecchi capannoni o fabbriche artigianali in supermercati.
Secondo si dovrebbe recuperare un sano principio di programmazione economica che agevoli gli insediamenti commerciali in armonia con le previsioni di sviluppo abitativo o di rigenerazione urbana.
In questa strada le organizzazioni del commercio non possono essere lasciate da sole e non possono essere sole a rappresentare gli interessi della città – continua Rossi – lo sviluppo urbanistico-commerciale con caratteristiche che tengano conto degli aspetti socio-economici dell’area è nell’interesse di tutti e non solo dei commercianti.
Quindi condividiamo la posizione del Vicesindaco Lorenzoni e diamo forza insieme alla richiesta a Regioni e al Governo per una profonda modifica delle quasi nulle regole previste per l’insediamento di medie strutture di vendita”.