Commercio, crisi e centri storici: ma davvero il problema è solo il parcheggio?
Sono quasi 2000 le imprese commerciali e della somministrazione che ogni giorno aprono la loro saracinesca nel centro storico di Padova.
Per la stragrande maggioranza di queste imprese la crisi aperta dal 2007 non solo non si è mai chiusa ma anzi è peggiorata negli ultimi due anni. I segnali del primo semestre 2019 indicano un andamento degli affari tra i peggiori degli ultimi anni, sia per le vendite al dettaglio (un po’ meglio il food) sia nella somministrazione (bar e ristoranti in particolare).
I commercianti, gli esercenti sono sfiduciati, preoccupati e perché no! Arrabbiati. Le tante promesse di rilancio, di semplificazione di riduzione della pressione fiscale, sono rimaste nei messaggi pre e post elettorali. Nel frattempo sono aumentati gli obblighi burocratici con la fatturazione elettronica (che sia detto per inciso non sta semplificando ma complicando la gestione contabile delle aziende) e tra qualche mese l’obbligo della trasmissione telematica dei corrispettivi ( la stragrande maggioranza dei registratori di cassa in uso non sono abilitati all’invio).
Nel frattempo diminuisce la capacità di spesa delle famiglie, cresce il commercio online e l’amministrazione di Padova decide di dare un taglio alle auto nel centro storico.
È un miscuglio di fattori talmente negativi da provocare non solo malessere e sfiducia ma, se continuiamo così, proteste che saranno sempre più pesanti e dolorose anche se controproducenti. Sicuramente i parcheggi non sono l’unico problema. Le proteste che denunciano la difficoltà di accedere alla città sono la classica zappa sui piedi per i commercianti che si prestano ad una sorta di “depromozione”.
Tutti noi, associazioni, amministratori cerchiamo di rispondere con la solita attenzione: dobbiamo parlare con i commercianti, con gli esercenti , dobbiamo ascoltare i loro problemi. Certo dobbiamo parlare ma per dire cosa: io sono con voi, e dopo. C’è bisogno di risposte precise, chiare anche se difficili e poco concilianti. Occorre avere chiarezza sull’accessibilità nel centro storico, sul futuro del sistema parcheggi, sul servizio pubblico senza se e senza ma. Occorre avere idee chiare e lungimiranti sulla destinazione delle aree cittadine (turistica, Smart, Università, logistica, affari, verde ecc.). E’ necessario costruire una cultura progettuale e di sviluppo che non cambi ogni elezione , occorre dare certezze e indicazioni alle imprese che operano nel centro storico. E’ indispensabile una progettazione complessiva dell’area non solo sotto l’aspetto urbanistico, logistico e di accessibilità ma anche di sviluppo economico e sociale (gli strumenti ci sono tutti).
Ma occorre anche fare autocritica sulla insufficiente capacità innovativa e di investimento di tante piccole imprese. Sulla perdita di competitività e di attrazione. Occorre mettere insieme questo mix di esigenze progettualità sicurezze. In questo le associazioni di categoria dei commercianti hanno un ruolo insostituibile. Non di portatori di consenso ma di artefici nella rigenerazione urbana economico sociale della nostra città. Gli strumenti ci sono, dobbiamo avere capacità e coraggio nell’utilizzarli.