Confesercenti Pistoia, elezioni per la Regione Toscana: le proposte

L’Associazione: “E’ decisivo individuare le priorità per un nuovo sviluppo e su queste concentrare gli interventi”

 

Dal nostro punto di vista di rappresentanza d’impresa in trincea, si agisce in una situazione inedita e preoccupante causa la pandemia. Imprenditori e autonomi contano un meno 117.000 a luglio rispetto a febbraio 2020. I lavoratori indipendenti sono meno 60.000. Il ruolo del Governo nazionale è fondamentale per utilizzare bene i fondi europei decisivi per far ripartire l’economia. Altrettanto essenziale sarà la funzione della Regione, affinché la Toscana affronti le criticità esistenti che ostacolano la crescita dei territori di nuova qualità. A riguardo è decisivo individuare le priorità per un nuovo sviluppo e su queste concentrare gli interventi.

La realtà della provincia di Pistoia ha bisogno di progettualità concreta e fattibile, con coerenti decisioni da parte della Regione. Questo significa inserire i progetti nel PRS affinché possano beneficiare dei finanziamenti europei.

A Pistoia siamo andati molto avanti unitariamente come associazioni economiche per un piano strategico per la crescita. La Regione è stata coinvolta con l’Assessore Bugli presente alla giornata dell’Economia nello corso autunno. Nell’occasione fu illustrato un preliminare di Piano Strategico che ha riscosso ampio consenso anche da parte dei Sindaci e della Provincia. I nostri territori, terra di mezzo tra Firenze e Pisa, cioè tra i due poli forti, non riescono a cogliere frutti e soffrono la crisi. Nel lavoro compiuto è stata ribaltata la visione se andare verso Firenze o verso Pisa. Bisogna, invece, operare sulle risorse che abbiamo e metterle a sistema, partendo da quelle forti: Hitachi, eccellenza della mobilità sostenibile, Vivaismo eccellenza italiana, che deve diventare pienamente sostenibile, Turismo (qui rientra Montecatini, ma anche Pistoia e la Montagna ). Sappiamo bene che gli investimenti avvengono dove ci sono almeno un milione di abitanti o di turisti. La mobilità e, quindi, le infrastrutture moderne (aereoporti, terza corsia FI/Mare, Ferrovia), secondo tutti gli istituti di ricerca, fanno crescere il PIL. I nostri territori possono divenire un Parco europeo della sostenibilità (treni e tram sostenibili, verde sostenibile, turismo sostenibile, relax). Economia sostenibile e qualità della vita. Pistoia e provincia possono diventare un esempio emblematico di come si dovrebbe vivere nel 2030.

Il rapporto nuovo del nostro territorio è tra Nord (Montagna che vive la crisi e va agganciata alla crescita, dunque l’Appennino Tosco Emiliano) e verso l’Arno. Con Firenze e Pisa siamo un unico territorio e la crescita di Pistoia è un valore aggiunto.

I confini geografici sono una scelta politico-amministrativa. I confini economici sono stabiliti dalle condizioni esistenti per la crescita, oppure dall’assenza di tali condizioni; il che vuol dire restare poveri.
Eravamo arrivati con la Regione alla possibilità di firmare un protocollo d’intesa, con definite progettualità. Il virus ha interrotto il lavoro. Ma questa è la strada da percorrere con urgenza.

I settori economici di prima competenza della Confesercenti di Pistoia.

Il Turismo è uno dei tre settori prioritari per la crescita. Montecatini Terme e la Valdinievole, la Città d’Arte di Pistoia e la Montagna sono risorse imprescindibili per l’economia, l’occupazione, la difesa del territorio.
Pistoia Città d’Arte è luogo ideale per insediare smart workers. Perseguire questa strada rafforza anche le funzioni commerciali.

Per la Montagna, il collegamento Doganaccia Corno alle Scale e Distretto Sciistico con Abetone sono scelte concrete di notevole rilevanza per la crescita ed un salto di qualità con l’abbandono di logiche ristrette per abbracciare una visione dello sviluppo dell’Appennino Tosco Emiliano.

Montecatini Terme attualmente è equiparabile alla distruzione economica operata dalla pandemia nella Città di Firenze. L’unico vero patrimonio rimasto a Montecatini era costituto dagli oltre 10.000 posti letto e dal lavoro diretto ed indiretto che determinavano. Oggi tutto è azzerato. Bisogna assolutamente impedire che alberghi, ristoranti, bar non siano più in grado di rialzarsi. Questo è il nostro impegno associativo primario. Occorrono misure straordinarie ancora più efficaci da parte di tutti i livelli di governo.

Viviamo da anni la vicenda interminabile della crisi delle Terme di Montecatini. Un patrimonio che non deve assolutamente essere perduto per diventare uno dei tre motori per la crescita turistica ed economica dei territori. Occorre finalmente uscire dagli interventi, pur necessari e apprezzabili, di sopravvivenza delle Terme e progettare per ed attorno ad esse la Montecatini del 2030. Il fine vero della progettualità è rendere la Città attrattiva per investimenti privati sul benessere e pubblici sulla sanità.

Il commercio per il quale il tema ormai è:
Le città ed i paesi possono fare a meno dei negozi di vicinato? Tutti riconoscono che sono insostituibili per le comunità, la sicurezza, la qualità della vita. Il buon senso dice che non è possibile farne a meno, ma i commercianti non ce la fanno più.

La vera domanda dunque è:
Come si fa vivere il commercio di vicinato? In assenza di risposta inevitabilmente i negozi sono destinati a scomparire.

Bisogna essere convinti che senza il turismo il commercio di vicinato, anche i ristoranti ed i bar, non resistono.
I settori economici non funzionano, soprattutto nel terziario, se non fanno sistema e in assenza di crescita economica e di occupazione.

Non è questa la sede per approfondire il problema con analisi e proposte. Ci limitiamo a mettere in evidenza che tutti vediamo quanto i cittadini/consumatori assumano le decisioni di spesa orientandosi sempre più sul canale on-line che vola, come dimostrato dagli ultimi dati statistici, nonostante che la pandemia abbia riavvicinato il consumatore ai negozi alimentari, ormai da tempo falcidiati nel numero. La libertà di scelta è indiscutibile. Ma bisogna anche riflettere sulle conseguenze dell’abbandono dei negozi di vicinato non solo per la desertificazione dei centri urbani per la sicurezza e per l’economia. I denari che introitano i grandi gruppi di internet spariscono dai territori. I commercianti locali sono gravati da innumerevoli imposte, tasse, rispetto dei contratti di lavoro, adempimenti. I colossi on-line sono esenti o quasi.

Come rappresentanza dobbiamo essere fortemente convinti della necessità assoluta per i negozi di vicinato di ammodernarsi, utilizzare internet e le nuove forme di comunicazione.

E’ sbagliato lasciare soltanto ai grandi di internet le iniziative promozionali come il Black Friday. Al tempo stesso, la politica deve esigere dai colossi di internet il pagamento delle tasse, il rispetto delle leggi, il divieto di fare concorrenza sleale. Ma anche il commercio di vicinato, i mercati possono organizzare il proprio Black Friday se si costituiscono in rete. Fare rete significa impegnarsi per un cambiamento culturale e organizzativo.

Se è vero che il negozio rappresenta un valore anche per il rapporto umano e la personalizzazione del servizio, questo non fa venire meno il bisogno urgente di innovare con nuovi servizi, quali: ordinare un prodotto online e di poterlo ritirare in negozio dove completare l’acquisto; permettere alle imprese di connettersi con altre e con privati per aumentare la visibilità ed il business.

Occorre incentivare i piccoli esercenti all’utilizzo del digitale. I negozianti possono abbracciare l’e-commerce, a dotarsi di una strategia digitale per il proprio negozio. I social network sono il canale dove investire per la promozione della propria attività.

E’ fondamentale conoscere gli strumenti per raccontare il proprio negozio per avere successo nella vendita on line.
Occorrono progetti ed azioni mirate nei centri urbani con il duplice obiettivo di favorire la conoscenza delle peculiarità locali e creare presupposti per incentivare il commercio tramite l’aumento dei flussi, anche tramite le aggregazioni dei CCN “unico strumento riconosciuto dalla legislazione Regionale e Comunale vigente”.

A Pistoia stiamo lavorando per un progetto di conoscenza e di valorizzazione delle eccellenze presenti sul territorio, sconosciute ai più ed ai turisti.

Sono condivise queste idee e progetti per aiutare il commercio di vicinato a vivere, oppure no? Con il liberismo selvaggio vincono i grossi. E’ inutile, anzi ipocrita, spargere lacrime di coccodrillo di fronte alle saracinesche abbassate.

Non si inverte la moria dei negozi senza una strategia per far vivere il commercio dei piccoli negozi, dei mercati, delle fiere, i cui operatori sono veramente in una situazione drammatica ed insostenibile. Occorrono azioni concrete condivise con i Comuni, la Regione, il Governo nazionale.

Essere coerenti con la volontà di salvare il commercio di vicinato significa decidere concretamente in merito anche per la diminuzione dei costi per i servizi e le tasse, per ridurre a regime, dopo la pandemia, in modo sostanzioso, la TARI, la TASI e la COSAP.

Confesercenti Pistoia ritiene che la Regione, insieme ai Comuni, con le Associazioni debba aprire una nuova politica per il commercio, compresa la riqualificazione dei Mercati. Siamo consapevoli che è importante anche aprire un rapporto nuovo con i cittadini/consumatori chiedendo loro suggerimenti e aspettative dal commercio di vicinato, dai mercati. Decisivo però è crederci. Questo significa fare le riforme del FISCO e del LAVORO da rendere flessibile e a misura d’impresa, finanziare l’innovazione per accompagnare le piccole imprese alla rivoluzione digitale, stanziare adeguate risorse economiche per investire con misure economiche finalizzate a formazione e al sostegno di progetti innovativi

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