Viviamo in tempi di grande trasformazione economica, sociale e tecnologica. Il commercio di vicinato, uno dei pilastri storici della Toscana e tanto più della nostra provincia, si trova ad affrontare sfide senza precedenti. Da un lato, la pandemia ha accelerato cambiamenti strutturali nel modo in cui i consumatori interagiscono con il commercio, spingendo verso il digitale e l’e-commerce. Dall’altro però, questa evoluzione può aprire a nuove opportunità. Il commercio di vicinato non è solo un’attività economica, ma è un presidio sociale, culturale, un simbolo di identità locale. E’ altresì un presidio in termini di sicurezza: un luogo buio, abbandonato, senza vetrine è un luogo insicuro per chi ci vive, lavora e lo frequenta.
La desertificazione commerciale avanza nei borghi della montagna e in Valdinievole e nelle città della Piana pistoiese (anche se colpisce soprattutto comuni con meno di 15mila abitanti, dove in pochi anni si è persa una attività di base su 10). Inizialmente a causa di un incremento sproporzionato delle grandi strutture di vendita e, successivamente, al diffondersi del commercio elettronico. Questo ha impoverito i nostri territori e diminuito l’offerta di beni e servizi di base, essenziali per la qualità della vita. Negozi di generi alimentari, librerie, di articoli di abbigliamento, rivendite di giornali sono le attività maggiormente colpite da questo fenomeno.
A livello provinciale abbiamo più volte denunciato i numeri dei pochi inizi di attività a fronte delle chiusure, di come la crisi di denatalità abbia ridotto il tessuto commerciale e che senza adeguati interventi questo trend sia destinato ad aumentare sensibilmente. Nel corso dell’ultima presidenza provinciale Confesercenti ha riproposto all’odg la perdita dei negozi di vicinato. Le domande che ci siamo posti sono le seguenti: come invertire la tendenza e cogliere le opportunità di rilancio del commercio di vicinato? Come contribuire a un valido supporto per l’economia urbana?
Per contrastare questa deriva, le prime urgenti misure che Confesercenti Pistoia propone alle istituzioni, a tutti i livelli, sono: una flat tax anti-desertificazione (chi avvia un’impresa in un’area a bassa presenza commerciale dovrebbe poter usufruire di un regime fiscale e burocratico di vantaggio); un fondo per la rigenerazione urbana e la valorizzazione commerciale delle aree che servirà ai Comuni per finanziare progetti di sostegno al commercio di prossimità; miglioramento dell’attrattività e della qualità dello spazio urbano (con eventi, mostre, iniziative culturali); azioni di contrasto all’impoverimento della popolazione e in particolare del ceto medio; formazione digitale per i commercianti, per farli tornare a “dialogare” con residenti e turisti.
Le soluzioni per impedire la desertificazione ci sono, ma a condizione che la politica a livello nazionale, regionale e locale ne sia consapevole e si faccia carico del problema. Oggi in Europa ci sono città con quartieri dove sono pianificati non solo luoghi della cultura e della socialità, ma anche servizi quali negozi, farmacie, edicole. Da noi si fa invece nascere un supermercato laddove una fabbrica ha chiuso: è come costruire sui fiumi, si consuma territorio e si degradano le città, i borghi sono abbandonati e si spopola la montagna.
Confesercenti si pone in definitiva l’obiettivo di favorire un’evoluzione ordinata tra tradizione e innovazione, affinché il commercio di vicinato non solo sopravviva, ma torni a essere protagonista delle nostre città.