I negozi chiudono e i Comuni della Romagna tacciono.
Dalla vicina Repubblica di San Marino in località Rovereta su un’area di 50.000 mq per arrivare all’ancora più vicina Bellaria (su di un’area rurale di circa 50.000 mq) dove doveva sorgere il Parco della Musica le istituzioni stanno alacremente lavorando per autorizzare nuovi grandi outlet del lusso. Ciò mentre a Ravenna si raddoppia l’ESP, a Riccione e Misano si pensa a trasformare in superfici commerciali buona parte dei capannoni artigianali, senza dimenticare altri progetti in corso qua e là (Ravenna compresa). Come se non bastassero quelli esistenti.
Il tutto nel più totale silenzio degli altri Comuni romagnoli e in barba ad ogni uso e consumo ragionevole e razionale del territorio, senza considerare in alcun modo l’andamento dei consumi e delle imprese (che continuano a chiudere) e senza considerare i riflessi sul tessuto economico, commerciale attuale, della stessa qualità della vita e dei servizi dei territori.
Ma li avete visti i numeri impietosi delle chiusure dei negozi che continuano?
Ma ne vogliamo parlare? Vogliamo far qualcosa considerando i bacini di interesse e i riflessi che quelle scelte hanno sui territori vicini e per decine di chilometri. Stanno passando scelte di municipalismo deteriore che penalizzeranno poi per anni anche tutti quei Comuni che hanno scelto e tenuto l’equilibrio della rete commerciale e che colpiscono quegli equilibri e cambiano identità e la natura stessa dei nostri territori.
Non è bastato quello che è successo all’outlet di Faenza?
La Confesercenti invita i Comuni a non restare indifferenti e impotenti, a prendere posizione e a muoversi per significare in tutte le sedi il disaccordo e i danni che si producono.
Il Presidente Provinciale della Confesercenti Roberto Manzoni ribadisce “con la scusa dei posti di lavoro (senza contare quelli che si perdono), dell’incasso dell’IMU e degli oneri di urbanizzazione si sta svendendo e distruggendo parte del territorio e della nostra identità anche romagnola. Da tempo chiediamo una moratoria seria a nuovi centri commerciali. Servono norme certo anche nazionali, ma bisogna volere e anticipare le scelte urbanistiche a partire dalla Regione (di centri commerciali siamo saturi) e dai comuni. Serve una riflessione profonda per cambiare strada davvero prima che altri buoi siano scappati. Dopo pressione fiscale alta e burocrazia, dopo tanti centri commerciali non se ne può più. Il commercio merita un’altra attenzione. Facciamoci sentire insieme come Associazioni e territori della Romagna! Di questo discuterà la Confesercenti nella prossima assemblea provinciale del 12 aprile a Ravenna”.