Lettera aperta al Presidente della Regione, al Presidente dell’ARS, al Sindaco ed al Prefetto: “Fateci operare nella legalità, non costringeteci a lavorare, per necessità, da abusivi dopo che, da sempre, abbiamo contrastato ogni forma di abusivismo”
Almeno fino al 28 aprile Palermo rimarrà “zona Rossa”. Una scelta che non riusciamo a comprendere poiché la città di Palermo è rimasta in “zona Rossa” pur avendo un rapporto nella settimana 17 aprile/23 aprile di 217,74 nuovi positivi per ogni 100 mila abitanti. Un rapporto ben al di sotto dei 250 nuovi positivi per 100 mila abitanti che obbligano ad alzare l’allerta, e che continua a scendere (ultimo aggiornamento 208,35).
Certo restano ancora stressate le strutture ospedaliere su cui comunque gravano i ricoveri di pazienti provenienti da tutta la provincia. L’Area Benessere anche a Palermo (Parrucchieri, Barbieri, Centri estetici), sotto il profilo della tutela della salute dei propri clienti e dei dipendenti, ha offerto fin dalla prima fase dell’emergenza Coronavirus tutte le garanzie necessarie, adeguando le strutture e rispettando anche le più rigorose norme e procedure igienico-sanitarie previste dal Protocollo di sicurezza.
Per tali motivi non riusciamo a comprendere le ragioni che hanno portato le Autorità preposte a chiudere, disattendendo le precedenti disposizioni, le nostre attività nei territori dichiarati zona rossa.
Come Area Benessere Confesercenti Palermo non intendiamo rappresentare solo il malessere profondo, delle categorie da noi rappresentate ma di tutte quelle attività che, senza avere alcuna responsabilità sulla diffusione del virus, sono condannate a restare chiuse. E ciò mentre in città, senza alcun controllo, continuano gli assembramenti di persone.
La nostra sofferenza l’abbiamo evidenziata manifestando davanti a Palazzo d’Orleans, il 12 aprile scorso. Purtroppo le nostre richieste, avanzate in modo civile e responsabile, sono rimaste inascoltate. Ora però siamo al limite, non riusciamo più a capire le ragioni di tanta disattenzione.
- Fateci riaprire prima che il dramma economico porti a conseguenze sociali pesanti.
- Fateci tornare a lavorare e noi, come sempre, lo faremo in assoluta sicurezza.
- Fateci operare nella legalità, non costringeteci a lavorare, per necessità, da abusivi dopo che, da sempre, abbiamo contrastato ogni forma di abusivismo.
Non costringeteci ad atti di disobbedienza civile che, pur non appartenendoci, sono dettati dallo stato di necessità che la categoria sta vivendo. Leggete questa nostra lettera aperta come appello disperato e responsabile.