Confermato lo scontrino medio a 140 euro, al primo posto negli acquisti l’abbigliamento per il mare. I commercianti contano sul fine settimana per vendite più consistenti
Poco più che una giornata normale di vendite: i commercianti interpellati da Confesercenti Torino a poche ore dell’inizio dei saldi estivi la giudicano una “falsa partenza” perché fissata in un giorno lavorativo. “Non bisognava avere la sfera di cristallo – dice Micaela Caudana, presidente di Fismo-Confesercenti, la federazione dei negozi di abbigliamento e calzature – per prevedere ciò che si è puntualmente verificato: non abbiamo potuto contare su una cospicua parte di clientela che oggi era al lavoro. Dunque, per gran parte di noi si è trattato di una abituale giornata con soltanto un po’ di clientela in più. I veri saldi iniziano sabato, come da tradizione”.
La gran parte dei commercianti indica nel 20% l’aumento del numero di clienti, almeno nelle zone centrati; in periferia le cose sono andate peggio. Rispettata la previsione di uno scontrino medio di 140 euro, ma una piccola parte degli operatori arriva a indicare 150 euro. Confermata anche la preferenza per i costumi da bagno e l’abbigliamento per il mare, finora trascurati dal 38% dei consumatori, visto il persistere di un meteo incerto fino a qualche giorno fa.
“Si tratta probabilmente – spiega Caudana – della clientela più motivata, che ha deciso di fare shopping nonostante la giornata lavorativa. Speriamo che almeno questi livelli di spesa si mantengano anche nei prossimi giorni ma, soprattutto, che nel week end i nostri negozi siano un po’ più pieni“.
“È sicuramente prematuro – dice Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti – fare una valutazione: il fatto che il livello di spesa confermi e talvolta superi, sia pure di poco, le previsioni è un segnale incoraggiante, anche se per ora con un numero limitato di clienti. Ma il contesto rimane difficile, come dimostrano i dati che abbiamo diffuso ieri: l’incremento del potere d’acquisto (+3,1% nel primo trimestre 2023) dei piemontesi non si è tradotto finora in maggiori consumi. Anzi, all’appello mancano 600 milioni, dirottati su risparmi e spese non comprimibili: mutui e incertezza sul futuro incombono sulle scelte delle famiglie”.