Confesercenti Veneto Centrale: “Ogni weekend rosso costa alla nostra provincia 20 mln di consumi”

Padovani: ancora la metà deve partire per le vacanze

Il Presidente Rossi: “Per le attività commerciali è in arrivo l’ennesima batosta, che si somma ad un anno di perdite senza precedenti. Lo ripetiamo: siamo in ginocchio”

Quasi venti milioni di euro: a tanto ammontano i consumi che si andranno a perdere per ogni singolo weekend in zona rossa. Oltre 5mila, nella provincia di Padova, le attività commerciali che sicuramente dovranno tenere chiuso con le nuove restrizioni: fra queste circa 1800 negozi nel settore moda (abbigliamento, calzature ecc) e poco meno di 3500 pubblici esercizi (ristoranti, tavole calde e bar con cucina).

In un fine settimana di primavera, senza contare il fatto che siamo ormai sotto Pasqua, il settore moda fattura da 7 a 8 milioni di euro, mentre la ristorazione ne incassa da 10 a 12 milioni. In totale, si va da un minimo di 17 fino a venti milioni di euro bruciati, solo per questi due comparti.

In un weekend in zona arancione la perdita stimata è comunque intorno ai 10 milioni, quindi con il passaggio alla zona rossa andrà a raddoppiare rispetto alla situazione attuale, già molto sfavorevole.

Ad incidere non ci sono, poi, solo le chiusure obbligate: va da sé, infatti, che nel momento in cui la mobilità è ridotta e la situazione incerta i consumi scendono in modo automatico. Alcune categorie rischiano di poter tenere aperto senza però avere clienti, cosa che si traduce in una perdita anche maggiore della chiusura.

«Per le attività commerciali – sottolinea Nicola Rossi, presidente della Confesercenti del Veneto Centrale – è in arrivo l’ennesima batosta, che si somma ad un anno di perdite senza precedenti. Lo ripetiamo: siamo in ginocchio. Lo sono le attività costrette a chiudere, ma anche gran parte di quelle che possono aprire e la continua altalena fra aperture e chiusure non fa che esasperare la situazione. Lo stop nei fine settimana è una spinta in più verso la chiusura per le attività in bilico: secondo le nostre stime, nella provincia di Padova ce ne sono circa duemila. Ben consapevoli della gravità della situazione sanitaria, non possiamo che ribadire che le attività commerciali sono in asfissia da mesi. Il Governo deve tenerne conto, predisponendo non solo misure di distanziamento sociale ma anche di sostegno economico che siano realmente commisurate alle perdite, almeno per garantire la sopravvivenza delle attività. Come abbiamo più volte ribadito nei mesi scorsi, è ora di passare dai ristori ai rimborsi. Non è più possibile usare parametri mensili o bimestrali, è invece necessario un confronto di fatturato 2019 – 2020»

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