Le relazioni del Direttore Generale Giuseppe Capanna e del Segretario Generale Mauro Bussoni. Le conclusioni del Presidente Marco Venturi
Si è conclusa a Roma la Convention Confesercenti 2014, l’evento che costituisce il principale momento e comunicazione interno della Confederazione.
La prima giornata dell’edizione 2014, presso l’auditorium del MAXXI di Roma dal 2 al 3 dicembre, si è aperta con la relazione del Direttore Generale di Confesercenti, Giuseppe Capanna.
“Anche quest’anno, come avviene ormai da molti anni, la nostra Convention si svolge in un quadro politico ed economico tutt’altro che facile”, ha sottolineato Capanna. “Le speranze che l’inizio del 2014 avrebbe portato ad una svolta significativa si sono rivelate in larga misura infondate. E’ vero che la situazione non è ulteriormente peggiorata, ma è altrettanto vero che oggi ci troviamo in una fase di stallo. Le tensioni internazionali, le dinamiche delle borse, il prezzo del petrolio prefigurano un quadro generale per i prossimi mesi che non è particolarmente rassicurante”.
In questo quadro è delicata, ha spiegato il Direttore Generale, anche la “prospettiva che si troveranno ad affrontare nei prossimi mesi/anni i corpi intermedi in generale”. Confesercenti continuerà a svolgere il suo ruolo di rappresentanza e a valutare i provvedimenti del Governo. “Continuiamo a non capire – ha detto Capanna – perché gli 80 euro non riguardino anche i lavoratori autonomi a parità di reddito con i lavoratori dipendenti. Sul TFR in busta paga non siamo contrari per principio, a condizione però che ci siano garanzie certe da parte del sistema bancario che ciò avvenga a parità di costi e senza ulteriori complicazioni burocratiche. Sempre sul credito, vogliamo essere sicuri che quanto previsto dal fondo di garanzia e dalle politiche della BCE arrivi direttamente alle imprese che ne fanno richiesta. Sul jobs act vigileremo perché non vengano ridotte quelle forme di flessibilità in entrata, che sono assolutamente fondamentali per la maggior parte delle nostre imprese e che devono godere delle stesse condizioni contributive di cui godranno gli assunti con contratto a tutele crescenti. Tutto questo significa da parte nostra una straordinaria attenzione all’iter che porta dall’annuncio alla concretizzazione in legge su tutti i temi fondamentali, qualificando ulteriormente la nostra capacità di interazione con il Parlamento e con le commissioni parlamentari perché ben sappiamo, per antica esperienza, che molto spesso le insidie più pericolose per le nostre imprese si trovano non nei principi generali, ma nei dettagli delle norme operative. Su questo piano confermiamo e rafforzeremo anzi il nostro impegno. Ma se è vero che il principio economico di fondo è cambiato o sta cambiando significativamente, esiste il rischio concreto che i provvedimenti non siano comunque in grado di invertire il ciclo economico. Questo vale particolarmente per le piccole imprese, per il lavoro autonomo, per le partite iva che costituiscono la base essenziale dei nostri associati, ai quali dovremmo essere capaci di offrire risposte in sintonia con le profonde trasformazioni del quadro politico ed economico. Sono anni ormai che come confederazione che rappresenta le imprese siamo in corsa per stare al passo con i mutamenti politici, economici e sociali, e per fronteggiare una crisi economica pesante, lunga, drammatica. Cambiamenti ne abbiamo affrontati tanti ed altri ne affronteremo a breve. Ma questo e’ un momento particolarmente delicato che richiede una importante trasformazione, una crescita. Siamo gia’ pronti”.
Alla relazione del Direttore Generale sono seguite le presentazioni dei programmi di lavoro delle aree tematiche, con le relazioni di Stefano Bollettinari, Responsabile Commercio del Gruppo di Direzione Nazionale, Valter Fucecchi, Responsabile Servizi e Innovazione, Graziano Gozi, Responsabile Lavoro e Bilateralità, Maurizio Franceschi Responsabile Credito e Formazione, e Massimo Biagioni, Responsabile Turismo. Presenta e conduce la Convention il Responsabile Ufficio Stampa Confesercenti, Sandro Roazzi.
La mattinata del 3 dicembre dei lavori della Convention si è aperta con l’intervento del Segretario Generale Mauro Bussoni. “Il mondo associativo vincerà la sfida posta da questi tempi se saprà innovarsi con coraggio – ha sottolineato con forza il Segretario Generale della Confesercenti, Mauro Bussoni, durante il suo intervento di apertura dei lavori della seconda giornata della Convention Confesercenti 2014. Ci sono profondi cambiamenti da qualche anno in atto nei nostri settori economici di riferimento. Per questo ci siamo posti l’obiettivo di ‘rigenerare’ e ‘rinnovare’, la nostra Confesercenti. Il 2015 costituirà una tappa importantissima in questo processo, un passo importante verso una nuova fase. Un progetto di lavoro nuovo, in cui le Federazioni di categoria che rappresentano il nostro Know-how, la nostra specializzazione faranno da guida e da trascinatore di tutte le attività.
La formazione è il grimaldello fondamentale per raggiungere questo obiettivo, ancora più del credito, del lavoro, dei servizi, soprattutto per quanto riguarda le imprese del futuro. L’influenza dei progressi tecnologici sui nostri settori, ormai, non può più essere negata. Non potranno esistere, nel prossimo futuro, imprese che fanno a meno di internet. L’ondata di innovazione non va contrastata, ma cavalcata. Ma gli imprenditori dovranno avere requisiti culturali e conoscitivi di cui, oggi, la stragrande maggioranza non dispone. E lo stesso, vale anche per noi”. “Confesercenti – ha concluso il Segretario Generale – dovrà diventare il punto di riferimento per il settore distributivo di domani, una vera e propria Agenzia per l’Innovazione per il settore del terziario. La qualità del servizio sarà vincente per noi e per le imprese”.
Venturi: “Si apre una fase nuova. Ora cambiare per tornare a crescere”
“Questi ultimi, sono stati anni difficili, di andamento negativo dell’economia e dell’occupazione- ha affermato il Presidente della Confesercenti, Marco Venturi, durante la sua relazione conclusiva dei lavori della Convention Confesercenti 2014. La recessione che ci ha accompagnato finora, pone una pesante ipoteca anche sul 2015. Anno in cui è previsto un piccolo rimbalzo positivo, che l’Istat colloca intorno allo 0,5%. E’ evidente che mezzo punto è del tutto insufficiente a dare vita ad una vera e propria ripresa.
Nel 2013 e nell’anno in corso gli scenari sono profondamente cambiati anche sul piano politico, istituzionale e sociale. Il governo Renzi è il frutto di questo cambiamento, non viceversa. Questo vale anche per noi, per le parti sociali. Per questo dobbiamo reagire e ripartire, aprendoci al futuro. Dobbiamo farlo con convinzione e determinazione, puntando all’eccellenza, sia sul fronte della rappresentanza sia su quello dei servizi.
Due anime vitali, due aspetti che devono convivere ed integrarsi, perché tutte e due sono indispensabili per la crescita e per il successo della nostra Confederazione.
Sul territorio dobbiamo agire e premere sul nervo scoperto dei nostri imprenditori. Ci sono numerosi temi sensibili che richiedono una nostra azione a tutto campo, al centro e nel territorio, con l’obiettivo di portare a casa risultati importanti ed utili alle nostre imprese. Risultati sulle scelte economiche e sociali ed opportunità sul fronte dei servizi, non solo quelli per adempimento. Penso al credito, all’innovazione, al lavoro… tutto finalizzato alla tutela e al rilancio delle nostre imprese.
Così come dobbiamo essere rapidi ed incisivi anche rispetto alla necessità di affrontare situazioni più immediate ed urgenti come la questione dei danni dovuti al maltempo, all’eccessivo sfruttamento del territorio, alla legalità sempre più calpestata e che vede le nostre imprese tra le vittime destinate. Temi che devono vederci impegnati in prima linea, per restituire sicurezza e dignità all’Italia, alle imprese e ai cittadini. A questo proposito voglio esprimere tutta la nostra solidarietà alle famiglie ed ai nostri imprenditori di Genova, di Parma, di Varese, di Milano e di tutti gli altri luoghi colpiti da gravi eventi naturali che hanno provocato enormi danni.
Bisogna chiarire e capire se possiamo prevenire ed incidere su questi fenomeni. Sul destino “cinico e baro” non possiamo fare nulla, ma possiamo sicuramente incidere sulla “salute” dell’ambiente e sulla qualità delle infrastrutture e delle costruzioni. Dobbiamo farlo per la qualità della nostra vita, ma anche per le ripercussioni sulle nostre imprese. Pensate al forte legame tra turismo e ambiente, o a quello tra commercio, servizi, artigianato … con nostri centri urbani. Sono negozi, strutture turistiche, pubblici esercizi che, con le botteghe artigiane e con le imprese dei servizi, assicurano funzionalità urbana e qualità vita. Un equilibrio è possibile, ma a condizione di riconoscere ruolo e centralità delle PMI e di lasciare da parte strumentalità e grandi interessi. Dobbiamo lavorare tutti insieme per rilanciare la nostra economia e con essa il benessere e l’occupazione. le previsioni economiche non dipingono uno scenario entusiasmante per il nostro Paese. Dopo 7 anni di crisi non riusciamo a invertire la rotta. Rispetto al 2007 abbiamo perso l’8,5% di Pil e il 7,6% dei consumi. Non a caso continua l’emergenza occupazione: 3 milioni di disoccupati, a cui si aggiungono altri 3 milioni di “scoraggiati” che hanno rinunciato a cercare un impiego. Il mercato del lavoro è in difficoltà, non solo al Sud. Pesa anche l’effetto genere: l’occupazione femminile è troppo bassa, ma anche i giovani sono in difficoltà.
Dobbiamo colmare quel gap di produttività con gli altri Paesi, che si è ampliato negli ultimi 20 anni. Così come pesa una P.A. inadeguata che ancora non sfrutta con profitto le nuove tecnologie. Un limite che si somma alla straripante fiscalità territoriale e nazionale, che ha ormai raggiunto livelli di insostenibilità, tanto che è diventata la causa prima dell’enorme quantità di chiusure di PMI.
Anche sull’accesso al credito dobbiamo aprire un’ulteriore riflessione, perché la carenza dei finanziamenti a imprese e famiglie frenano gli investimenti ed i consumi. Per questo è necessario contrastare il credit crunch potenziando i Confidi e valorizzando il ruolo delle Associazioni delle imprese.
Sull’economia pesano anche le sacche di corruzione, di criminalità diffusa ed organizzata, ormai presente sull’intero territorio nazionale. Tra questi fenomeni si è diffuso l’abusivismo commerciale, spesso creato e alimentato da organizzazioni criminali. Dobbiamo reagire con determinazione e convinzione, tutti: lo Stato, la politica, le imprese, i lavoratori, le famiglie, tutti dobbiamo stare sulla stessa “barca”, sulla barca della legalità.
E’ evidente che a fianco agli interventi immediati necessari per dare una rapida spinta alla crescita, si pone la necessità di agire favorendo investimenti di prospettiva. Un’importante opportunità è rappresentata dal turismo, che può diventare un forte volano per la nostra economia.
Ad oggi, comunque, il quadro resta incerto: mettere insieme risanamento finanziario, crescita economica, ripresa del lavoro, tenuta delle imprese, non è facile, né scontato, così come le riforme strutturali non sono semplici né rapide da realizzare. L’incertezza spinge le famiglie ad aumentare il risparmio e a tagliare i consumi, con inevitabili conseguenze sul nostro futuro. Il prossimo anno è attesa un’inversione di tendenza, ma troppo lenta e che ancora non ci consente di parlare di vera ripresa.
Il deficit di domanda ci spinge verso il rischio deflazione e l’avvitamento della nostra economia. L’export è importante, ma la vera partita ce la giochiamo sul mercato interno e sul turismo.
Prima di tutto dobbiamo rimuovere i tanti, troppi, ostacoli che zavorrano le nostre imprese, le PMI, che – che piaccia o no – sono il motore dell’Italia.
Tra le problematiche, che frenano lo sviluppo e le imprese, pesano l’eccesso di burocrazia, il credito asfittico, la carenza di infrastrutture, le mafie e più in generale il mancato rispetto della legalità… che si sommano all’insostenibile pressione fiscale reale, che ha ormai toccato il 55%.
Tutti abbiamo sperato nel federalismo, nella sua vicinanza ai cittadini ed alle imprese, ma anche questo atteso cambiamento, si è caratterizzato per l’aumento delle tasse e delle tariffe locali, senza tagli compensativi a livello nazionale. Il risultato è stato quello di far pagare a famiglie e imprese 20 miliardi in più negli ultimi 3 anni.
La politica fiscale non ha più margini, anzi, richiede coraggiosi passi indietro. Fa bene il governo a insistere sull’allentamento dei vincoli Ue: solo con un progetto organico e significativo si può ricreare fiducia e rilanciare l’economia. Un progetto che coinvolga tutti gli attori sociali ed economici, che non sia tarato sulle grandi imprese, ma su tutte le imprese. Per questo diamo un giudizio articolato sulla Legge di Stabilità. Alcuni interventi, come commentato anche da RETE, sono positivi. Bene l’esclusione del costo del lavoro dalla base imponibile IRAP per le imprese fino a 50 dipendenti. Bene la decontribuzione totale per i neoassunti per 3 anni. Bene la proroga delle agevolazioni per il recupero edilizio e per l’efficienza energetica.
Non ci piace invece l’esclusione di fatto dai benefici per due milioni e mezzo di micro imprese, quelle senza dipendenti. Anche per le piccole imprese non c’è molto: secondo i nostri calcoli quelle da 1 a 9 dipendenti risparmierebbero circa 1,6 miliardi, nemmeno un quarto del taglio complessivo.
Al Governo, inoltre, diciamo, con estrema franchezza, che non ci piace il ritorno della retroattività delle norme fiscali. Vogliamo denunciare un caso molto concreto: con la retroattività sull’Irap, quest’anno, circa 2 milioni e mezzo di imprese senza costo del lavoro dipendente saranno costrette a pagare 400 milioni di euro. Un aggravio di 160 euro in media ad impresa. E nel 2015 continueranno ad essere penalizzate. Insomma, con l’Irap si stanno creando figli e figliastri. Per questo chiediamo al Governo di intervenire per riparare ad un’incomprensibile ingiustizia, innalzando la franchigia Irap per le imprese senza dipendenti.
Il prossimo anno, ormai alle porte, ci aspettano dure battaglie perché i problemi non sono finiti. La bassa crescita, la disoccupazione e la chiusura di tante imprese, i conti pubblici che non tornano, la criminalità e la corruzione, i conflitti sociali, a cui si sommano quelli politici… richiedono un impegno sempre maggiore della nostra Confederazione. Le associazioni devono sapersi adeguare al cambiamento, all’innovazione, ai nuovi bisogni delle imprese. Innovazioni tecnologiche, internet, internazionalizzazione … Non possono non vederci in prima linea per dare risposte adeguate anche a questa parte sempre più importante di imprese. E facendo questo non possiamo non pensare ad un significativo rinnovamento di noi stessi. il momento non è dei migliori: l’economia fatica a tornare a crescere, le istituzioni stentano anche a causa di una frantumazione politica ed istituzionale favorita da un ingiustificato proliferare di partiti e partitini che, oggi, non hanno più senso.
Ora dobbiamo ricompattare il paese su alcuni grandi obiettivi, su temi come crescita ed occupazione, sul rilancio dell’immagine dell’Italia, sul successo dell’Expo. Il Presidente dell’Unione Europea, Junker, dichiara di credere nelle riforme promosse dall’Italia. Anche noi vogliamo crederci, ma consentiteci di mantenere un sano scetticismo che ci spinge ad incalzarli affinché le riforme si facciano davvero e bene.
Qualcuno dice che ogni crisi contenga in sé un’opportunità. Non ne sono del tutto convinto: anzi, la crisi economica e politica stiamo vivendo ha impoverito il nostro Paese in tutti i sensi.
E’ vero, però, che ci ha indicato con certezza la necessità di superare le nostre mancanze e i nostri difetti strutturali. Sta a noi risolverli, sta a noi cambiare. Quante volte sono state annunciate cambiamenti rivoluzionari che poi, al dunque, hanno lasciato tutto com’era? “Tutto cambi perché nulla cambi”: ma noi non possiamo più concederci il lusso di sprecare opportunità, non possiamo più permetterci di essere il Paese del Gattopardo.
Dobbiamo cambiare davvero, anche se i mutamenti fanno paura e creano incertezza. Ma sono necessari. Robert Kennedy diceva che il cambiamento, pur con tutti i rischi che comporta, è la legge dell’esistenza. Soprattutto, è l’unico modo che abbiamo – tutti noi, Paese, associazioni, individui – per superare, finalmente, le difficoltà e tornare a crescere”.
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