Squitieri: “La corruzione mette a rischio la crescita”
“L’economia italiana mostra segnali positivi anche se il quadro generale rimane estremamente fragile”. Lo ha detto il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2015, alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella. “Su un quadro di estrema fragilità e di perdurante sfiducia degli operatori, si sono venuti ad innestare, negli ultimi tempi, elementi di novità di grande rilievo, dei quali sarà decisivo misurare gli impatti sulle prospettive economico-finanziarie dell’Italia e dell’intera area europea – ha aggiunto citando la caduta del prezzo del petrolio, il deprezzamento dell’euro, il Qe della Bce e le nuove indicazioni europee in materia di flessibilità. In particolare per quanto riguarda l’impatto del Qe, ha osservato Squitieri, alcune stime evidenziano effetti “di dimensioni rilevanti tanto in termini di maggiore crescita economica, quanto in termini di contenimento del costo del debito pubblico”. “In realtà, ha continuato il presidente della Corte dei Conti, il quadro che si prospetta è assai composito e difficile da decifrare o da leggere in modo unidirezionale”. “E’ certo che il perdurare a lungo di condizioni di bassa crescita, se non di stagnazione, oltre a moltiplicare le difficoltà di gestione del bilancio pubblico e, quindi, di implementazione degli interventi necessari per affrontare la crisi, predispone un terreno favorevole a fenomeni di malagestione e di corruzione” ha detto Squitieri, sottolineando che “crisi economica e corruzione procedono di pari passo in un circolo vizioso, nel quale l’uno è causa ed effetto dell’altra. La ricerca, talvolta affannosa, di strategie di uscita dalla crisi e la competizione esasperata per l’accesso a risorse limitate, favoriscono, infatti, la pratica di vie illecite e di attività illegali”. “La crisi e il ripetersi di fenomeni di malagestione e corruzione che pensavamo di aver lasciato alle spalle” – ha concluso – rischiano di incrinare, oggi, non solo il rapporto tra cittadini e classe dirigente del paese, ma la stessa speranza di poter trarre dall’azione pubblica nuovo impulso per il ritorno su livelli di crescita soddisfacenti”.