Aumentano quelle dei servizi calano quelle del commercio
Secondo i dati di InfoCamere elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna, erano, infatti al 30 settembre 2016 le imprese femminili attive in regione, a quota 85.336, pari al 20,8 per cento del totale delle imprese regionali. Nonostante i primi segnali di una ripresa non si siano ancora chiaramente riflessi sui dati complessivi a livello regionale, la consistenza delle imprese in rosa ha mostrato un leggero incremento rispetto alla stessa data del 2015 (+267 unità, pari allo 0,3 per cento). Gli effetti della crisi passata si sono invece fatti sentire ancora, ma in misura più contenuta, sulle imprese non femminili, che sono risultate 2.383 in meno, con una diminuzione dello 0,7 per cento.
La quota nazionale di imprese femminili, sempre secondo la fonte citata, è rimasta stabile (22,5 %).
Un ruolo determinante, nel peso della presenza delle imprese femminili, è svolto dal settore del terziario che vede un’incidenza che supera il 72% del totale delle imprese femminili e, all’interno del terziario sono proprio i settori del commercio e della ristorazione che vedono la quota maggiore di imprese in rosa col 36% sul totale.
La leggera crescita delle imprese femminili è, quindi, determinata in particolare da quella dell’insieme dei servizi, mentre la crisi dei settori produttivi tradizionali come agricoltura e manifattura, ha colpito anche le imprese femminili registrando una loro diminuzione di circa sette decimi di punto .
Per il direttore di Confesercenti E.R. Stefano Bollettinari: “questi dati confermano la vitalità delle imprese al femminile. Occorre offrire alle donne la possibilità di avere le stesse opportunità dei colleghi maschi, rendendo accessibili servizi, quali quelli importantissimi legati alle varie fasi della maternità, che rendano più facile il loro accesso al mondo del lavoro, poiché il contributo delle donne nella gestione delle imprese non è solo quantitativo ma anche di grande qualità, innovazione e originalità”.