Rischi di crescita al ribasso per l’eurozona, pesano le tensioni geopolitiche
La Banca centrale europea ha nuovamente confermato i tassi di interesse ai livelli a cui li aveva abbassati lo scorso giugno. Il principale tasso di rifinanziamento resta quindi al minimo storico dello 0,15 per cento. Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali resta allo 0,40 per cento mentre quello sui depositi che la Bce custodisce per conto delle banche commerciali resta negativo, al meno 0,10 per cento.
Nelle ultime settimane da indagini e dati economici sono giunti segnali contrastanti. Gli ultimissimi, il Pil italiano e i dati sull’industria tedesca, non sono stati positivi. Ma in precedenza segnali più rassicuranti erano giunti dai consumi dell’area euro. Un fattore essenziale affinché l’inflazione si smuova dai bassi livelli a cui è finita, e che preoccupano la Bce.
Anzi, a luglio il caro vita medio di Eurolandia si è ulteriormente indebolito allo 0,4 per cento, laddove per quella che è la sua definizione di “stabilità dei prezzi”, la Bce vorrebbe l’inflazione media inferiore ma vicina al 2 per cento su 18-24 mesi circa.
Un fattore che potrebbe complicare la ripresa è nelle tensioni geopolitiche, che specialmente sulla crisi in Ucraina hanno più volte richiamato l’attenzione degli investitori. Non a caso da tempo Draghi da mesi cita i fattori geopolitici come quelli che creano rischi di rallentamento sul quadro economico.
“Le ultime informazioni – ha spiegato il Governatore della Banca Europea – convergono verso la nostra valutazione di una continuata ripresa moderata e incerta dell’economia dell’area euro, con bassi tassi di inflazione e dinamiche monetarie e del credito sotto controllo. Restano dunque, spiega Draghi, “rischi al ribasso sulla crescita” e, in particolare, “i rischi geopolitici hanno il potenziale di incidere negativamente sulla crescita”. Così come le “riforme strutturali insufficienti” di fronte “a una domanda interna più bassa del previsto”.
Il Governatore ha anche ribadito l’impegno a mantenere i tassi di interesse “bassi a lungo”. “Il Consiglio della Bce – ha affermato – è unanimemente determinato a usare anche misure non convenzionali, se necessarie”. Intanto però i Paesi dell’Eurozona devono intensificare le riforme strutturali e “non disfare i progressi fatti nel consolidamento di bilancio”.
In particolare, si è soffermato Draghi, il calo del Pil in Italia è stato determinato dalla debolezza degli investimenti, che a loro volta può riflettere “la generale incertezza che circonda le riforme economiche. Una delle componenti della bassa crescita in Italia è nei bassi investimenti, laddove invece i consumi hanno segnato un rimbalzo. Ma l’Italia non è l’unico paese in cui gli investimenti siano bassi: in tutta l’area euro i livelli sono bassi. “Se ci chiediamo perché certo non è il costo dei capitali: la prima risposta è nella domanda ma la seconda riposta è che ha a che fare con la generale incertezza che circonda le riforme: è un fattore importante – ha insistito – che scoraggia gli investimenti. Paesi come l’Itali devono abbassare tasse, sono i paesi con il più alto livello tassazione in un’area in cui le tasse sono le più alte al mondo”.