Rapporto Csis-McAfee, in Italia persi 875 milioni. “E’ tassa su innovazione”
La criminalità informatica pesa sull’economia globale: con danni alle imprese che vanno dal furto di proprietà intellettuale ad attacchi hacker mirati, il cybercrime costa circa 445 miliardi di dollari ogni anno. E’ il quadro che emerge da un rapporto del Center for Strategic and International Studies (Csis) per conto di McAfee, secondo il quale il cybercrime compromette commercio, competitività e innovazione.
Il rapporto evidenzia che le perdite dovute al cybercrime oscillano fra i 375 e i 575 miliardi di dollari. I più danneggiati sono Stati Uniti, Cina, Giappone e Germania. La maggior parte dei danni è però connessa ai costi di recupero di un’organizzazione che ha subito un attacco. L’Italia è citata come esempio: nel nostro Paese le perdite dovute ad attacchi hacker sono state di 875 milioni di dollari, ma i costi di ”pulizia” sono stati di 8 miliardi e mezzo di dollari. E’ come se la criminalità informatica fosse ”una tassa sull’innovazione”, spiega Jim Lewis, direttore del Csis, che ”rallenta il passo dell’innovazione globale riducendo il ritorno economico di innovatori e investitori”. Per i Paesi sviluppati ”il cybercrime ha serie implicazioni per l’occupazione”: costa 200mila posti di lavoro negli Usa e 150mila nell’Ue. Le perdite legate a informazioni personali, come i furti di dati di carte di credito, sono stimate per 160 miliardi di dollari. Circa 40 milioni di persone negli Usa ha subito furti di questo tipo, mentre falle di ”alto profilo” hanno colpito 54 milioni di persone in Turchia, 16 milioni in Germania e 20 milioni in Cina.