Il Decreto ‘Sblocca Italia’ è ricco di temi e disposizioni di interesse per le piccole imprese, ma ancora povero delle risorse necessarie a rilanciare l’economia. Questo il giudizio espresso dai rappresentanti di Rete Imprese Italia intervenuti oggi in audizione alla Commissione Ambiente della Camera sul Decreto legge ‘Sblocca Italia’. Rete Imprese Italia dà una valutazione positiva sugli interventi per rivitalizzare l’edilizia e sbloccare opere incompiute, sulle misure di semplificazione degli adempimenti amministrativi e in materia ambientale, sul programma straordinario per la promozione del made in Italy.
Si tratta di titoli importanti a molti dei quali, però, manca lo svolgimento, vale a dire un piano di investimenti e una strategia complessiva capace di favorire la ripresa economica. Le critiche di Rete Imprese Italia sono rivolte anche al rinvio a successivi provvedimenti per l’attuazione di misure importanti per le piccole imprese, in particolare per quanto riguarda il rilancio dell’edilizia. Inoltre, secondo Rete Imprese Italia, maggiore attenzione avrebbe dovuto essere dedicata all’autotrasporto che, invece, risulta penalizzato da un ulteriore taglio di 58 milioni e dall’assenza di misure contro il cabotaggio abusivo, vale a dire la concorrenza sleale dei traportatori stranieri che operano in Italia senza rispettare le norme Ue.
Rete Imprese Italia sottolinea anche la necessità di modificare le disposizioni del Decreto ‘Sblocca Italia’ che impediscono alle imprese dell’artigianato e del terziario di mercato di coglierne appieno le opportunità, in particolare per quanto riguarda le misure sui lavori urgenti, la promozione del made in Italy, il potenziamento della Cassa Depositi e Prestiti, il Fondo di servizio per la patrimonializzazione delle imprese, le disposizioni sul conto termico, la defiscalizzazione degli investimenti infrastrutturali in finanza di progetto.
Rete Imprese Italia sollecita, poi, la modifica delle disposizioni sulla liberalizzazione del mercato delle grandi locazioni perchè, oltre a compromettere gli ammortamenti in essere per i contratti in corso, renderebbero oltremodo incerta la pianificazione di nuovi investimenti nelle attività, soprattutto nei centri storici.