“Il deficit di produttività e competitività, preesistenti alla crisi, vanno senz’altro risolti quanto prima. Ma non dobbiamo dimenticare che, per il rilancio del mercato interno e dell’occupazione, è prioritario ridurre il costo del lavoro e il peso del fisco: in cinque anni di austerity il prelievo fiscale su imprese e famiglie è cresciuto di quasi 50 miliardi”. Così, in una nota, Confesercenti commenta la risoluzione di maggioranza al Documento di economia e finanza votata questa mattina dal Senato.
“Le politiche di austerity seguite alla crisi del debito sovrano hanno portato ad un aumento delle imposte di ben 48,8 miliardi di euro in cinque anni (2008-2012) di cui 18,5 nel solo 2012. Il mix di tasse, disoccupazione e calo del potere d’acquisto rende difficile non solo il ritorno alla crescita, ma anche la risoluzione dei problemi di produttività e di competitività, d cui soffriamo dall’inizio del decennio scorso anche per l’influenza di fattori infrastrutturali e istituzionali. Per uscire dal circolo vizioso, occorre puntare sulla ripresa del mercato interno, agendo su tasse e lavoro. Per raggiungere questo obiettivo, Confesercenti ha individuato quattro aree prioritarie su cui intervenire con rapidità per consentire alle Pmi di tornare ad investire e creare occupazione.
- Cancellare definitivamente l’aumento dell’aliquota ordinaria massima dell’Iva previsto per luglio; tornare al valore del 20%, al fine di non deprimere ulteriormente i consumi.
- Ridurre la pressione fiscale su famiglie ed imprese con interventi di forte impatto e di ampio respiro, individuando le risorse attraverso tagli coraggiosi alla spesa, a partire da una chiara riduzione dei costi della struttura istituzionale e della politica.
- Ripristinare gli incentivi: oltre il 60% dei lavoratori italiani ha trovato impiego in una micro, piccola o media impresa. Per rendere più semplice la ripresa delle assunzioni, sarebbe quindi opportuno ripristinare i benefici contributivi per le PMI che assumono dalle liste della piccola mobilità.
- La recente riforma del mercato del lavoro ha generato un aumento dei costi (+1,4%) per le assunzioni a tempo determinato, oltre a sensibili aggravi economici per la risoluzione dei contratti e irrigidimenti per alcune forme di flessibilità. Le PMI del terziario e del turismo, invece, avrebbero necessità di ridurre il costo del lavoro in modo da incrementare la produttività e mantenere i livelli di occupazione”.