Il dibattito sulle riforme costituzionali e’ costato ai contribuenti italiani 230 milioni di euro. Il calcolo e’ stato fatto dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, secondo cui sui temi delle riforme Camera e Senato hanno lavorato rispettivamente 60 e 61 ore. “La Camera – ha sottolineato, a margine del meeting della Confesercenti – costa 2 milioni al giorno, il Senato 1 milione”, spese senza alcun “valore aggiunto”, secondo l’esponente del M5S, “perche’ ci sara’ un senato in cui si manderanno a pascolare i consiglieri regionali e i sindaci a prendersi l’immunita’ parlamentare”. “Se veramente volessimo fare delle riforme costituzionali – ha concluso – servirebbe abolire i diritti acquisiti sui vitalizi, abolire l’immunita’ parlamentare, e allo stesso tempo mettere una serie di regole nella nostra costituzione che non consentano allo stato nei periodi di crisi di aumentare le tasse all’infinito. Spero che il Senato discuta del reddito di cittadinanza e non delle riforme costituzionali che ci sono gia’ costate la meta’ di quanto oggi costa il Senato all’anno”. Di Maio torna a parlare anche del Referendum sulle riforme: “è l’unico caso di un referendum senza un quorum, l’unico in Italia, in cui chi va a votare decide. Io mi auguro che i cittadini possano andare a votare per uno Stato più democratico votando no a quel Referendum”. Per Di Maio bisogna “votare no” al Referendum. “E’ una riforma tanto inutile quanto pericolosa, il governo Renzi, si sta confezionando un assetto istituzionale su misura. Vogliono comandare loro, vogliono nominare tutti nelle grandi aziende, chi deve fare il presidente della Repubblica. E’ un’ azione di risposta all’ingresso del M5S in politica che oggi è un cuneo che si mette tra di loro e li costringe a trovare sempre un accordo e un compromesso per continuare ad alimentare i loro privilegi e sete di potere”.