L’aumento dei costi energetici e delle materie prime utili alla produzione di pane e prodotti da forno è stata al centro di una accesa riunione del Coordinamento di Assopanificatori di Confesercenti. I partecipanti, bollette alla mano hanno evidenziato la grave crisi che si sta per abbattere sulle loro aziende, in concomitanza anche con gli altri aumenti; dal grano, al lievito, al burro, alle altre utenze, fino al costo del personale.
“Continuare in queste condizioni – ha sintetizzato il Presidente di Fiesa Assopanificatori Confesercenti, Davide Trombini – è diventato impossibile. I costi sono insostenibili per le nostre imprese. Le misure fin qui varate, credito d’imposta e prestiti garantiti alle imprese, se da un lato colgono l’esigenza del qui ed ora, non tengono conto che, comunque, si stanno caricando le imprese di nuovi debiti a cui non potranno far fronte nei prossimi 2 o 3 mesi. Per Assopanificatori o si interviene con il blocco degli aumenti, stabilizzando i costi delle bollette agli importi medi del 2021 o molte aziende della panificazione dovranno rimodulare i cicli produttivi, riducendo la produzione e conseguentemente il personale, mentre si stanno programmando le attività in vista delle festività natalizie”.
La riunione, a fronte di bollette triplicate e dell’aumento generalizzato dei beni primari per la produzione dei prodotti da forno, oltre che del costo del lavoro, considerato che il CCNL è stato appena rinnovato, ha dato mandato al Presidente Trombini di programmare le iniziative ritenute necessarie per sensibilizzare le autorità istituzionali: dalle manifestazioni di piazza ai presidi locali sotto le prefetture e le sedi dei governi locali.
Il Presidente ha evidenziato che già negli ultimi 6 anni il settore ha subito una perdita di circa 5 mila imprese e una riduzione della spesa media mensile di una famiglia per pane e cereali scesa a 76 euro, quella esclusivamente relativa al pane a 21,8, equivalente a una spesa giornaliera di circa 5 euro.
“Gli aumenti sopra accennati – continua Trombini – si sono traslati al momento solo in minima parte sui prodotti al consumo, ma non sappiamo fino a quando potremo resistere senza interventi di sostegno che blocchino le tariffe a quelle del 2021. Intanto è stato doloroso prendere atto che già diverse aziende stanno mettendo mano ai licenziamenti. Il settore potrebbe perdere, già in questa prima fase, circa il 10% dei propri addetti, pari a quasi 15 mila lavoratori, nel tentativo di controllare la spirale dei costi aziendali, ma questo si riverserebbe anche sui livelli produttivi e potrebbe portare il comparto ad una crisi irreversibile. Per questo -conclude il Presidente – rivolgiamo il nostro appello a tenere conto che i tempi delle imprese non sono quelli della politica. Occorre intervenire subito, non c’è più tempo”.