La guerra delle piazze. Da un lato, quelle storiche, all’ aperto, vere: i centri storici dei comuni veneti. Dall’ altro, quelle innovative, al chiuso, virtuali: quelle dei centri commerciali. Si combatte su questa trincea la battaglia tra i Davide e i Golia del commercio, tra i piccoli negozianti e gli imperi degli Iper. E se diamo per assodato il collasso delle piccole attività produttive (a fine 2012 erano 48.927 in tutto il Veneto, con un -1,6% nell’ area alimentare e -2,4% nelle altre categorie rispetto al 2010, ma l’ ecatombe è proseguita), va pur detto che negli ultimi mesi si registrano iniziative e proposte che vogliono andare in controtendenza. E non sono i soliti eventi, adesso intervengono le amministrazioni comunali con politiche attive, come il taglio della tassa sui rifiuti (a Vicenza) o sull’ Imu (a Conegliano). I commercianti, dal canto loro, hanno le idee chiare su quello che vogliono. Massimo Zanon è il presidente regionale di Confcommercio: «Le amministrazioni devono migliorare l’ arredo urbano, rendere i nostri centri il vero punto di socializzazione. E poi: gli eventi devono essere coordinati coi vicini di casa, servirebbe fare un calendario che permetta alla gente si muoversi da un paese all’ altro di domenica». Sul tema, la Regione con la legge sulla «rivitalizzazione dei centri storici e urbani e la riqualificazione delle attività commerciali» ha pure stanziato un paio di milioni di euro, poi distribuiti tramite bandi. Tra le iniziative concrete, si è poi distinta Confesercenti, che si è inventata la figura del «direttore del centro storico», una sorta di amministratore delegato del commercio locale. Maurizio Franceschi, direttore regionale: «Siamo riusciti a realizzare splendide iniziative a Noale, Este, Rovigo e Adria coordinando associazioni e amministrazioni tramite il nostro “direttore”. Ma la vera sfida che dovremo affrontare è quella degli 800 milioni di euro europei che la Regione dovrà redistribuire. Dovremo fare lobby per far sì che si investa nei centri storici». Dentro questa cornice di «speranze» si innestano poi le politiche locali tese a fermare l’ emorragia. Il viaggio nei negozi sfitti può partire da Padova. Qui si è deciso di detassare l’ obolo sui rifiuti del 10%, l’ amministrazione ha investito mezzo milione. «Ci sono ristoranti che pagano 1.500 euro in meno all’ anno», è soddisfatta l’ assessore al Commercio, Marta Dalla Vecchia. C’ è poco però da fare sul fronte degli affitti, l’ altra piaga per i negozianti. «In centro si pagano anche diecimila euro al mese – scuote la testa – ma non possiamo interagire nelle trattative tra privati. Nel caso del Pedrocchi, però, abbiamo deciso di concordare un affitto fisso e una percentuale sul fatturato. Sarebbe la soluzione ideale». Nel Trevigiano c’ è un vero e proprio laboratorio sulla detassazione. A Conegliano, il sindaco Floriano Zambon ha proposto sconti sull’ Imu a chi affitta a canoni ribassati del 20%. «Così evitiamo che rimangano negozi sfitti», spiega. Nel capoluogo, si discute da tempo di realizzare una sorta di shopping center dentro le mura, magari nella sede attuale della Camera di Commercio, ma le tensioni sul tema sono forti. In compenso, è già deciso che chi terrà negozi sfitti pagherà l’ Imu all’ 10,6 per mille contro l’ 8,4 di chi usa gli spazi. Un tema peraltro caldo, se proprio ieri il senatore Udc Antonio De Poli ha lanciato la sua proposta: «Abbattere l’ Imu del 50% ai contribuenti che affittano a piccoli esercenti». L’ altra strategia di intervento è quella della riqualificazione urbana. «Traformiamo in bomboniere i nostri centri e arriveranno gli acquirenti»: questo il mantra che pare funzionare a Vicenza. «Proponiamo plateatici quasi gratis nelle aree che vogliamo recuperare – spiega l’ assessore Filippo Zanetti – e sconti del 30, 40% sulla Tasi in altre. Così, rivitalizziamo la città». Anche se poi non tutto funziona bene. Come a Mestre, dove, nonostante i cantieri aperti per agevolare l’ accesso al centro, si polemizza. Dario Corradi è il direttore di Confcommercio: «Troppo poco, si arriva sempre più facilmente in auto al centro commerciale». Intanto, Verona ha sperimentato una sommatoria di iniziative a partire dagli sconti sui parcheggi per chi compra nei negozi. L’ assessore Enrico Corsi: «Facciamo pagare meno i rifiuti e la tassa sulla pubblicità, ma solo ai negozi storici o di pregio», spiega. «Ma la vera svolta è capire che la città è un centro commerciale naturale, e noi lo abbiamo spiegato nel sito internet che racchiude tutte le attività veronesi». Eventi, incentivi e sconti Imu che, va detto, non hanno solo l’ obiettivo di portare qualche soldo in più nelle tasche dei negozianti. Perché se i centri si svuotano, ineluttabilmente si pone il problema della sicurezza pubblica. Le innumerevoli spaccate a Padova, con il prefetto Patrizia Impresa costretta a chiedere ai negozianti di installarsi sistemi di sicurezza per supportare le forze dell’ ordine, sono un monito per tutti i capoluoghi veneti.
Tratto da “Corriere del Veneto”