I vertici di Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc Confcommercio della Sicilia, confermano le aspettative che erano maturate, nel corso delle riunioni con il Comparto in tutto il territorio regionale, circa l’adesione in massa dei gestori allo sciopero svoltosi mercoledì 29 marzo u.s.
La stragrande maggioranza degli impianti in Sicilia con bandiera Esso, infatti, sono rimasti chiusi per dire no alla vendita a pacchetto degli oltre 150 punti vendita a marchio e rivendicare il rispetto delle regole.
I gestori aderenti allo sciopero, hanno esternato il proprio disappunto circa l’attuazione del “modello grossista in Sicilia”.
Una strategia aziendale che vede la Esso impegnata a procedere con la cessione del ramo d’azienda delle attività di distribuzione dei carburanti e degli stessi punti vendita ai grandi retisti privati.
Una formula attraverso la quale, il soggetto acquirente subentra sia nel contratto di comodato dell’impianto, sia nel contratto di fornitura nonché nella gestione di tutti i rapporti economici in essere.
Una prospettiva che ha generato, nei territori in cui il modello grossista ha trovato adozione, gravi implicazioni per il gestore derivanti dal mancato rispetto da parte del soggetto subentrante del principio di continuità gestionale, sancito dalla normativa vigente, in forza del quale devono essere mantenute invariate le condizioni contrattuali in essere cosi come le previsioni fissate negli Accordi economici nazionali. Faib, Fegica e Figisc sottolineano come la modifica unilaterale delle regole che sanciscono i rapporti tra le parti, si pone quale azione in violazione dell’art 19 della Legge 57 del 2001.
Norma che il legislatore ha posto a tutela del divieto di applicare condizioni non eque e discriminatorie e forme di abuso di posizione economica dominante.
Inoltre i Presidenti delle Sigle, evidenziano che la Esso non può ritenersi estranea o non coinvolta nelle responsabilità derivanti da quanto sopra rappresentato, tenuto conto che i punti vendita permangono sul mercato con i colori Esso e che gli stessi gestori sono tenuti a rispettare vincoli operativi, logistici e commerciali imposti dal marchio, per poi sottostare a condizioni peggiorative introdotte dal soggetto subentrante.
Di fatto si assiste a una triangolazione contrattuale, attraverso la quale i gestori sono chiamati a mantenere i medesimi standard di servizio all’utenza e a rispondere delle responsabilità derivanti dalla gestione del punto vendita, trovandosi però sottoposti a condizioni economiche e contrattuali più gravose e modificate unilateralmente.
Questi i temi che hanno animato il confronto richiesto dalla Categoria, all’Assessorato Regionale delle Attività Produttive. Un dibattito nel corso del quale Faib, Fegica e Figisc hanno portato all’attenzione dell’Assessore Lo Bello la necessità che la Regione si faccia soggetto attivo affinché sia salvaguardato quanto disposto dalla normativa vigente (D.Lgs 32/98, L. 57/2001, L27/2012) e quindi:
- Sia garantita la continuità gestionale
- Siano osservate le stesse condizioni economiche riconosciute dai contratti in essere
- Prevedere un Tavolo di trattativa tra l’Azienda e i gestori interessati, organizzati anche in forma consortile, per la rilevazione dei punti vendita
- Vigilare affinché sia garantita la proroga automatica, dei Contratti giunti a scadenza, cosi come delle condizioni previste negli Accordi economici sottoscritti a livello nazionale in assenza di nuovi Accordi sanciti tra le parti
- Contrastare con maggiore attenzione l’adozione di condizioni non eque e discriminatorie e l’abuso di posizione dominante
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