Clima di ‘non fiducia’ pesa anche sui saldi estivi: vendite in stallo, aumenti solo nelle località turistiche.
La preoccupazione per l’economia italiana pesa sulla fiducia di cittadini e imprese, e mette a rischio la già debole ripresa dei consumi. A determinare il peggioramento del clima dei consumatori ad agosto, infatti, sono soprattutto i giudizi e le aspettative sulla situazione del Paese e sulla disoccupazione. Complessivamente siamo lontani dai crolli della crisi – ad agosto 2013 gli indici erano inferiori di oltre 10 punti – ma il calo è comunque preoccupante, anche perché appare in contrasto con le valutazioni e le attese sul bilancio delle famiglie, che sono invece positive. Sembra essersi consolidato un clima di ‘non fiducia’ quasi strutturale nel futuro del Paese, che potrebbe portare ad un nuovo rallentamento della spesa delle famiglie nella parte finale dell’anno.
Così Confesercenti sui dati Istat relativi alla fiducia di consumatori e imprese ad agosto.
Il riflesso sui consumi è già evidente: l’intenzione di acquistare beni durevoli si è praticamente arenata. Una situazione che non può non incidere sulle imprese del mercato interno, in particolare del commercio al dettaglio. Che vedono peggiorare il clima sia nel commercio tradizionale (che cala da 102.5 a 101.1) che nella grande distribuzione (da 101 a 95). A incidere è anche l’esito deludente dei saldi estivi, che non hanno avuto l’andamento sperato. Con l’eccezione di alcune zone turistiche – dove il flusso di visitatori, in particolare stranieri, ha permesso di portare qualche lieve incremento – le vendite di fine stagione del 2016 sono infatti rimaste in linea con quelle dello scorso anno. Anzi, in alcuni casi – come a Roma e in Sardegna – hanno segnato anche cali consistenti del venduto, con picchi fino al 20% in meno. Uno stallo grave, soprattutto se si considera che negli ultimi 5 anni la spesa in abbigliamento delle famiglie è crollata di ben 12 miliardi.
Per uscire dall’impasse serve un’operazione di recupero della fiducia, da avviare già con la prossima legge di stabilità, a partire da un prolungamento degli interventi volti a favorire la nuova occupazione e da una riduzione fiscale strutturale che rimetta in tasca agli italiani un po’ di soldi. Occorre un cambiamento, però, anche nell’impostazione della politica economica europea, che ha inciso sui mercati interni e non sembra essere in grado, allo stato attuale, di dare maggiori certezze sul futuro.
Roma, 29 agosto 2016