Per gli operatori il clima rimane pressoché stabile, con l’eccezione di commercio e servizi turistici
Dopo cinque mesi consecutivi di miglioramento, riparte l’incertezza dei consumatori.
I dati sul clima di fiducia di novembre diffusi oggi da Istat dipingono un quadro fatto più di ombre che di luci, con un improvviso, seppure non catastrofico, peggioramento del giudizio delle famiglie sia sulle condizioni attuali dell’economia che sull’andamento futuro. Un pessimismo su cui, a nostro avviso, pesa lo stallo della politica, particolarmente evidente questo novembre, e che ci auguriamo non incida sul Natale.
Il peggioramento dei giudizi delle famiglie sulla situazione del Paese, principale responsabile dello stop registrato nel mese, non trova infatti un riscontro preciso né nei dati macro della dinamica del prodotto interno lordo né nella fiducia delle imprese.
Per gli operatori il clima rimane pressoché stabile, con l’eccezione di commercio e servizi turistici, più sensibili al mutato atteggiamento dei consumatori. Per il commercio al dettaglio, che fa rilevare una diminuzione di quasi 3 punti per la grande distribuzione e di 4 decimali per quella tradizionale, le imprese valutano negativamente, in particolare, sia le vendite correnti che quelle future, nonostante l’andamento del Black Friday – che non entra nelle rilevazioni Istat – potrebbe aver cambiato in senso positivo il quadro.
In questo caso, comunque, l’indice presenta una forte oscillazione (da luglio si registra un mese di crescita ed uno di caduta) che certamente, quantomeno, indica una traiettoria della spesa delle famiglie ancora incerta e non consolidata, che a novembre sembra coerente con quanto viene espresso dalle famiglie stesse in sede di giudizio sul futuro economico immediato del Paese.
Un’incertezza che la politica deve fugare, mostrando decisione e capacità di programmazione nonostante l’avvicinarsi delle elezioni, senza sacrificare i segnali di rafforzamento della ripresa raccolti quest’anno sull’altare della campagna elettorale anticipata.