Confesercenti: bene stop alle clausole, i consumi non siano bancomat dei governi
“La riduzione del cuneo fiscale è certamente da valutare; ma l’idea di trovare le risorse necessarie per l’intervento attraverso l’ennesimo aumento IVA è da bocciare senza appello. L’innalzamento delle aliquote inciderebbe pesantemente sulla domanda interna e sul potere d’acquisto delle famiglie: secondo le simulazioni che abbiamo condotto con Ref, un aumento di tre punti sulle due aliquote inferiori porterebbe ad una riduzione di oltre 8 miliardi di consumi e ad un’impennata dello 0,7% del tasso di inflazione”.
Così Confesercenti sull’ipotesi di aumentare l’IVA per finanziare la riduzione del cuneo fiscale.
“L’impatto complessivo di un aumento IVA sulla nostra economia sarebbe devastante anche per il Pil, con una riduzione che stimiamo essere almeno nell’ordine degli 0,3 punti percentuali; ci consegnerebbe inoltre il triste primato di Paese d’Europa con la maggiore tassazione sui consumi. Per questo riteniamo positivo lo stop alle clausole di salvaguardia ribadito oggi dal Ministro Pier Carlo Padoan, anche se attendiamo maggiori dettagli”.
“Se i danni di un aumento IVA sono certi, i benefici del taglio del cuneo sono invece tutti da vedere. È chiaro che la riduzione del costo del lavoro potrebbe avere effetti positivi sull’occupazione e sulla crescita; ma va anche sottolineato che gli ultimi due tentativi – la razionalizzazione del cuneo operata dal Governo Prodi nel 2007 e il successivo sconto Irpef dell’esecutivo Berlusconi – hanno avuto un esito inferiore alle attese, soprattutto dal punto di vista occupazionale. Se proprio si vuole procedere, occorre trovare altre risorse: i consumi non possono e non devono più essere il bancomat fiscale dei governi”.