In merito a eventuali provvedimenti di ‘pace fiscale’ Ruffini ha sottolineato come la scelta “spetti al Parlamento”
“Senza la proroga di due anni dei termini di accertamento, stralciata dal decreto Cura Italia, arriverebbero 8,5 milioni di cartelle entro fine anno”. Lo ha detto il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, nel corso di un’audizione alle commissioni Finanze e Attività Produttive della Camera sul decreto liquidità.
“Per effetto di quanto previsto dal decreto Cura Italia, Agenzia delle Entrate-Riscossione – ha aggiunto Ruffini – ha sospeso l’avvio alla fase di notifica di circa 3 milioni di cartelle di pagamento, riferite ai ruoli consegnati dagli enti creditori nel corso del mese di febbraio e di marzo, oltre a circa 2,5 milioni di atti della riscossione il cui invio, nei mesi di marzo aprile e maggio, era previsto dal piano annuale di produzione dell’Ente”.
“Allo stato attuale, visto il meccanismo di rinvio constante – ha concluso Ruffini – l’Agenzia delle Entrate-Riscossione ha accumulato un ‘magazzino’ dei ruoli, che dal 2000 al 2019 cresce. Al 31 dicembre 2019 i ruoli consegnati all’Agenzia della Riscossione ammonta, dal primo gennaio 2000, per la parte residua a 954 miliardi di euro”.
In merito a eventuali provvedimenti di ‘pace fiscale’ Ruffini ha sottolineato come la scelta “spetti al Parlamento”.
Quanto all’importo dei crediti residui (954,7 miliardi di euro), che riguarda una platea circa 17,4 milioni di contribuenti, è riferito “per l’83,4% a crediti di natura erariale affidati alla riscossione da Agenzia delle Entrate, dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Agenzia del Demanio o da altri enti statali (ministeri, prefetture, ecc.); per il 13,1% a crediti di natura contributiva e previdenziale affidati dall’Inps e dall’Inail; per il 1,9% a crediti affidati dai Comuni; per il restante 1,6% da crediti affidati da altre tipologie di enti impositori (Regioni, Casse di previdenza, Camere di commercio, Ordini professionali ecc.)”.
Con riferimento alla composizione del ‘magazzino’ per le diverse fasce di debito dei soggetti debitori: il 45,4% dei contribuenti ha debiti residui inferiori a 1.000 euro al quale corrisponde circa l’1,8% del complessivo valore residuo; il 32,0% dei contribuenti ha debiti residui da 1.001 euro a 10.000 euro al quale corrisponde circa il 3,2% del complessivo valore residuo; il 17,4% dei contribuenti ha debiti residui da 10.001 a 100.000 euro al quale corrisponde circa il 12,0% del complessivo valore residuo; il 3,9% dei contribuenti ha debiti residui da 100.001 a 500.000 euro al quale corrisponde circa il 15,4% del complessivo valore residuo; il 1,3% dei contribuenti ha debiti residui superiori a 500.000 euro al quale corrisponde circa il 67,6% del complessivo valore residuo.
L’importo di 954,7 miliardi per circa il 40% viene giudicato “difficilmente esigibile” tra soggetti falliti, imprese cessate, persone decedute, nullatenenti e altro.