Ci sono province in mano ai monopolisti
L’Antitrust, nella riunione del 17 settembre 2014, ha deciso di accettare, rendendoli vincolanti, gli impegni presentati da Centrale Italiana e dalle 5 catene distributive aderenti a tale supercentrale di acquisto. Si chiude così, con lo scioglimento della suddetta Centrale Italiana, l’istruttoria avviata il 4 dicembre 2013, per verificare gli effetti dell’intesa tra le catene Coop, Despar, Il Gigante (attraverso la controllata Gartico), Disco Verde e Sigma, creata con il principale obiettivo di centralizzare la funzione di contrattazione delle condizioni di acquisto delle imprese aderenti, per ottenere risparmi di costo nella fase di acquisto delle merci.
Gli impegni assunti dalle catene distributive consistono, oltre che nella cessazione dell’operatività di Centrale Italiana, nell’interruzione di qualsiasi forma di collaborazione commerciale tra le 5 catene. Due di esse, Disco Verde e Sigma, in forza di un mandato alla negoziazione conferito a Coop Italia, continueranno a contrattare una parte dei propri acquisti insieme a tale catena distributiva, limitando la negoziazione congiunta esclusivamente alle imprese con un fatturato superiore ai 10 milioni di euro e che non siano fornitori di prodotti a marchio del distributore; è esclusa rigorosamente dall’accordo qualsiasi forma di collaborazione ulteriore.
L’Antitrust ha ritenuto che gli impegni sopra descritti siano idonei e necessari a rimuovere le preoccupazioni concorrenziali alla base dell’avvio dell’istruttoria, in quanto la loro attuazione comporterà: i) la cessazione della collaborazione tra le catene Coop, Il Gigante e Despar, la cui presenza sui mercati locali della Grande Distribuzione Organizzata presenta ampie aree di sovrapposizione, con forti rischi di coordinamento su tali mercati; ii) la riduzione del buyer power dell’alleanza di acquisto limitata agli operatori Coop, Sigma e Disco Verde, la cui quota sui mercati dell’approvvigionamento non supera il 20%.
Dagli elementi noti, in particolare, “Centrale Italiana è la principale supercentrale, con quote superiori al 40% in 20 province, e con quote pari o superiori al 30% in 6 ulteriori province; in 11 province, inoltre, la quota detenuta da supercentrale è pari o superiore al 50%. Considerando i soli punti vendita di dimensione pari o superiore ai 1.500 mq, che costituiscono il mercato degli ipermercati, la quota di Centrale Italiana supera il 40% in 38 province, in 12 delle quali le quote assumono valori superiori al 70%.”
Tutti elementi di grandissima preoccupazione, che prefigurano il consolidarsi di oligopoli e in alcune realtà di veri e propri monopoli che vanno a influire negativamente sul mercato e sui consumatori.
L’Antitrust infatti rileva che “I sopra-indicati elementi di facilitazione della collusione tra le imprese aderenti a Centrale Italiana acquisiscono particolare rilievo alla luce dell’elevato potere di mercato detenuto congiuntamente dalle imprese aderenti a CI sui mercati a valle interessati, evidenziato da una quota di mercato superiore al 40% in numerose province.” La Commissione precisa inoltre, al riguardo che “se i concorrenti a valle acquistano insieme una parte significativa dei loro prodotti, hanno un interesse notevolmente ridotto ad entrare in concorrenza sui prezzi sul mercato o sui mercati di vendita. Qualora le parti abbiano un notevole potere di mercato sul mercato (o sui mercati) di vendita (il che non equivale necessariamente ad avere una posizione dominante), è improbabile che i prezzi di acquisto più bassi ottenuti dall’accordo di acquisto in comune siano trasferiti ai consumatori.”
“E questo non è tutto. Occorre anche riflettere – dice il Presidente della Fiesa Angelotti – sui delicati equilibri che si realizzano in generale nella contrattazione tra GDO e produzione dove vanno a gravare un insieme di condizioni capestro, dai pacchetti servizi a quelli promozionali e di marketing imposti a mò di sconto sui prezzi di acquisto” Ed infatti l’Antitrust rileva che “sulla base di quanto emerso dall’indagine conoscitiva, l’insieme dei contributi versati dalle imprese fornitrici in cambio di servizi distributivi e promozionali (il c.d. trade spending) abbia acquisito crescente rilievo nell’ambito delle poste economiche contrattate dalla GDO con i fornitori, arrivando ad incidere, mediamente, del 40% sulle riduzioni negoziate del prezzo di listino”.
“Ma – continua il Presidente di Fiesa – occorre anche una forte riflessione sulla reale incidenza del peso della GDO in riferimento ai mercati provinciali: è lì che si realizzano i monopoli, atteso che un consumatore quando deve fare la spesa non è che si possa spostare all’altro capo della Regione o addirittura dell’Italia. Il consumatore certo non ha come riferimento il mercato nazionale, perché è evidente che un consumatore di Ascoli Piceno non può andare a fare la spesa quotidiana o settimanale a Pesaro e tanto meno a Milano.”
Leggi il Comunicato di avvio istruttoria
Leggi la Delibera Antitrust