Marco Di Giacopo referente Assoterziario Confesercenti “Bisogna evitare che siano in pochi a godere dei profitti ed in molti a pagare i costi”
Più consegne meno negozi. Chiudono le vetrine sulle strade e nelle vie e si moltiplicano i negozi on line. Secondo un’indagine di Confesercenti nazionale la consegna di pacchi, negli ultimi dieci anni, è cresciuta di dieci volte con un’ulteriore crescita stimata del 13% nel 2024.
Nei primi tre mesi del 2024 il comparto del commercio al dettaglio ha registrato, a livello nazionale, la scomparsa di 9.828 imprese, circa mille unità in più dello stesso periodo dello scorso anno. A pesare le chiusure – 17.243 tra gennaio e marzo – ma soprattutto la frenata della natalità delle imprese.
Nel primo trimestre in Toscana sono 540 le nuove imprese del commercio, 1.128 le cessate con un saldo negativo di -588.
Con la riduzione dei negozi, si riduce anche la base imponibile per il fisco.
Secondo le stime di Confesercenti, dal 2014 ad oggi il tessuto commerciale italiano ha perso oltre 92mila imprese. E con loro, l’Irpef, la tari, e gli altri tributi – dall’occupazione suolo pubblico alla pubblicità – solitamente pagati dai negozi. In media, la desertificazione commerciale ha portato ad una perdita cumulata di 5,2 miliardi di euro di tasse negli ultimi dieci anni.
«Lo diciamo spesso, ma probabilmente non basta: il commercio sta affrontando negli ultimi 15 anni uno sconvolgimento di portata storica, paragonabile ciò che avvenne per settore produttivo con la rivoluzione industriale» afferma Marco Di Giacopo referente Assoterziario Confesercenti.
«D’altra parte, come in tutti i grandi cambiamenti si generano profitti, ma anche costi. Ciò che bisogna evitare, in questi frangenti, è che siano in pochi a godere dei profitti ed in molti a pagare i costi: purtroppo è proprio ciò che sta avvenendo. I giganti dell’online, con le loro sedi delocalizzate incassano i profitti mentre nelle nostre città subiamo i costi. Confesercenti da sempre si impegna, nella nostra provincia con le numerose iniziative di ricerca, sensibilizzazione ma anche animazione delle attività commerciali. Tuttavia, è evidente come ciò non basti: occorre uno sforzo da parte della politica su tutti i livelli e sarebbe fondamentale – proprio adesso che siamo in fase di elezioni – un’azione condivisa sul piano europeo, forse l’unico livello che possa ancora incidere».
Andrea Biondi, direttore provinciale Confesercenti, non vede immune dalla concorrenza online neppure la grande distribuzione che pure continua ad aprire nuovi punti vendita: «Mentre la grande distribuzione, attraverso l’insediamento di nuove insegne, tende a fare ingenti investimenti fisici, il consumatore è sempre più propenso all’acquisto online».
«È difficile pensare che questi investimenti possano tutti perdurare nel tempo: il piccolo commercio è certamente più vulnerabile alla concorrenza online, ma ha maggiore capacità di resilienza nel lungo periodo, non dovendo affrontare ingenti costi fissi, ma la grande distribuzione non è immune alla concorrenza delle piattaforme online, quindi il rischio è che nel medio lungo periodo non risultino sostenibili neanche gli investimenti in periferia e guardando specialmente alla città di Grosseto, capoluogo della Maremma e sempre più attrattore commerciale per il territorio, vi è il rischio che la città sempre più ciambella perda la propria attrattività anche nel percorso di decentramento. Servirebbe un tavolo di analisi e riflessione istituito dall’Amministrazione Comunale, coinvolgendo le due associazioni di categoria del commercio, l’ordine provinciale degli architetti, ed istituendo collaborazioni esterne di natura accademica».