Tutti gli scandali alimentari degli ultimi 15 anni si sono verificati all’origine, facendo danni per il sistema Paese per decine di miliardi. E’ ora che chi sbaglia paghi
Si è svolto nella giornata del 9 dicembre u.s. l’incontro della filiera agroalimentare e dei Rappresentanti dei consumatori presso il Ministero di Grazia e Giustizia – Sala Falcone – presieduto dal Ministro On. Andrea Orlando, per discutere delle “Nuove norme in materia di reato agroalimentari”.
La riunione ha avuto ad oggetto lo schema di Disegno di Legge e le relative linee guida frutto del lavoro dell’apposita Commissione per l’elaborazione di proposte di intervento sulla riforma dei reati in materia agroalimentare presieduta dal Dr. Giancarlo Caselli.
All’incontro hanno partecipato per la Confesercenti il Dr. Gaetano Pergamo, Responsabile dell’Area Alimentare, e il Dr. Giuseppe Dell’Aquila, Responsabile dell’Area Legislativa.
Confesercenti ha espresso alcune considerazioni sul nuovo DDL, che ad una prima lettura sembra sia orientato sulla buona strada, affermando da una parte la necessità prioritaria di garantire la piena legalità al settore e dall’altra di ribadire che la sicurezza alimentare non è nella disponibilità del mercato e che, dunque, in nome della concorrenza non si possono aggirare norme.
Il DDL innanzitutto prevede un generale inasprimento delle pene per quasi tutte le ipotesi di reato: considerando che in passato si volevano depenalizzare i reati alimentari, sembra che questa volta si sia valutato seriamente il problema. Inoltre si è cercato di dare più unitarietà al sistema sanzionatorio, armonizzandolo con le norme extrapenali e complementari, riordinando i rapporti tra Codice Penale e la L. 283/62, dando maggiore tutela al consumatore che diventa il vero destinatario di tutte le ipotesi di frode in commercio.
Su questo piano l’opera è da proseguire: l’evoluzione legislativa nazionale e europea richiede continui interventi di razionalizzazione e armonizzazione per mettere le PMI nelle condizioni migliori di lavoro in sicurezza, soprattutto in un momento nel quale il mercato si è aperto a nuove forme di distribuzione e somministrazione. Si condivide la necessità di regolamentare tutte quelle forme che si pongono sulla linea di confine dell’attuale legislazione e vanno dal social eating alla vendita diretta di prodotti alimentari.
Il DDL ha esteso il raggio di tutela, prevedendo nuove condotte che prima non c’erano (disastro sanitario, agropirateria o il mancato ritiro dei prodotti non sicuri) e razionalizzando quelle già esistenti.
Dal punto di vista di Confesercenti è da elogiare lo sforzo di adeguare il sistema penale all’andamento del mercato, la cui evoluzione è in costante e in continuo divenire, soprattutto se si lega l’evoluzione dei mercati ai processi di integrazione derivanti dalla globalizzazione. In questo senso l’estensione della responsabilità alle persone giuridiche (nei confronti delle quali si potrà prevedere sanzioni pecuniarie) è un passo che andava assolutamente normato e rimarcato anche in questa specifica materia, soprattutto in considerazione che molti casi rimbalzati alla cronaca come scandali alimentari sono stati causati dalle fasi produttive a monte e da grandi marchi. In questo caso occorre perseguire i veri responsabili e non i meri esecutori.
Tale azione di contrasto alle frodi non comporta maggiori oneri per chi opera diligentemente, ma sarà un più valido strumento per tutte quelle condotte che vorranno indurre in errore il consumatore. La distribuzione piccola e media non può pagare i conti degli errori altrui in termini di mancata vendita e di allarme sociale. Per Confesercenti, il DDL sembra in via generale equilibrato e condivisibile nell’ottica del bene tutelato che è la salute pubblica e dunque comune a tutti i cittadini, salvo ulteriori e più dettagliati commenti alla normativa tecnica che necessita di alcune ulteriori precisazioni.
IL DDL comunque interviene su ipotesi di reati particolarmente deplorevoli sotto il profilo etico e giuridico e dunque bisognosi di essere osservati e puniti con severità. Soprattutto alla luce dei ricorrenti scandali alimentari che sempre più minacciano la salute dei cittadini e mettono le filiere in stato di crisi. Scandali per lo più realizzatisi nei piani alti dei processi produttivi, come dimostrato dal recente studio svolto da Fiesa Confesercenti e Federconsumatori che hanno denunciato danni per oltre 12 miliardi di euro negli ultimi 15 anni. Da qui l’esigenza di tutelare il bene comune dato anche – come nel caso dell’Italia – dal grande patrimonio di prodotti tutelati e garantiti, di cui il nostro Paese detiene il primato, e la necessità di dedicare un organo di controllo esclusivamente alla produzione e distribuzione su scala industriale, superando quell’incredibile accavallarsi di competenze ed organismi e Polizie di vigilanza e controllo, ognuna con la sua interpretazione delle norme. Occorre una grande opera di razionalizzazione.