Il Presidente Faib Martino Landi a Radio 24 – “Cuore e Denari” ore 10.30 – “Tempi duri per gli automobilisti” del 4 gennaio 2017

prezzi_carburanti2Carburanti, rialzi di inizio anno sulla rete dei carburanti italiana. Adusbef e Federconsumatori stimano un aumento di 263 euro per le famiglie nel 2017; Codacons calcola 7 euro in più per un pieno di diesel. Sul territorio prosegue la crescita dei prezzi praticati in seguito agli aumenti generalizzati a cavallo di Capodanno, che hanno coinvolto anche il Gpl, e che sono strettamente correlati con le tendenze dei mercati internazionali.
Il Presidente Faib Martino Landi è stato intervistato da Radio 24 sulle recenti variazioni dei prezzi dei carburanti. Le polemiche seguite in questi giorni a seguito delle denunce delle Associazioni dei consumatori hanno evidenziato le problematiche che da tempo assediano il settore della distribuzione carburanti in Italia.
Nell’intervista il Presidente Landi ha precisato che le Associazioni dei consumatori hanno denunciato, in merito ai rincari del settore trasporti, che: 1) l’aumento del costo del pieno è dovuto all’aumento della tassazione sui carburanti (accise ed iva) che pesa sulle famiglie. A questo proposito il Presidente ha specificato che sarebbe il caso di riproporre l’idea della sterilizzazione dell’IVA, per cui agli aumenti ulteriori non si applica l’IVA. Lo fece Bersani negli anni scorsi, dando respiro alle famiglie pressate dal caro greggio; 2) l’aumento di RCA e pedaggi. Si tratta di due denunce che i gestori italiani fanno da tempo e sulle quali sono in totale sintonia. Faib condivide queste preoccupazioni. A rimetterci con i consumatori sono anche i benzinai che si ricorda percepiscono una cifra fissa per litro erogato. I gestori carburanti dunque dagli aumenti possono solo ricavare danni economici.
Landi ha poi ricordato che il rialzo dei prezzi petroliferi sui mercati internazionali, dovuto ad una decisione dell’Opec, richiama l’esigenza di un’Autorità Antitrust internazionale che vieti i cartelli e punisca le speculazioni. In questo senso nemmeno la Commissione Europea ancora non si è esercitata nell’esplorare le possibili azioni di divieto o di moral suasion verso i Paesi che fanno cartello.

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