Inflazione: Confesercenti, forte rimbalzo trainato da energetici. Bene accordo Ue su rincari ma non basta. Urgente un tetto alle tariffe di energia e gas o prezzi saliranno

Rinnovi contrattuali e turismo aiutano consumi, Così Confesercenti

E’ forte rimbalzo dell’inflazione a settembre, che arriva a sfiorare il 9% su base annua con una crescita di mezzo punto rispetto al dato di agosto: una cavalcata trainata dai prezzi degli energetici che si diffonde agli altri beni ed in particolare al ‘carrello della spesa’, con una pressione fortissima sui bilanci di famiglie ed imprese. Bene, dunque, l’accordo raggiunto in Consiglio Ue sulle misure contro i rincari energetici ma non basta: è quanto mai urgente porre un tetto agli aumenti delle tariffe di gas e luce, o i prezzi saliranno ancora con effetti drammatici sui consumi e l’economia.

Così Confesercenti in una nota commenta i dati Istat.

Continua a crescere anche l’inflazione acquisita, che ha superato ormai il 7%, ipotecando il valore annuo verso un probabile 8%. Gli aumenti dal settore dell’energia – la cui crescita dei prezzi resta abbondantemente sopra il 40% – si diffondono a quello degli altri beni, con particolare riferimento al “carrello della spesa”, soprattutto a causa della crescita dei beni alimentari, giunti all’11,5% ed il cui valore ci riporta agli inizi degli anni ottanta e comunque in un processo di esondazione generalizzato. E l’orizzonte è ancora più fosco se, come dice Arera, ci dobbiamo aspettare, con la prossima bolletta energetica, ulteriori incrementi significativi e a livelli mai visti.

Lo ribadiamo, bisogna intervenire in modo drastico e veloce per trovare un meccanismo che ponga un tetto agli aumenti delle tariffe di gas e luce, trovando un accordo a livello europeo sul price cap, per difendere famiglie ed imprese da un pericoloso avvitamento dell’economia. Il livello dei consumi, in questo scenario, potrebbe scendere ben sotto il livello idrometrico zero: sono a rischio 2,5 miliardi di consumi nel prossimo trimestre ed il forte rallentamento atteso per il 2023 fa posticipare addirittura al 2025 il recupero dei livelli di spesa pre-pandemica. Alla fine del prossimo anno, mancheranno ancora 40 miliardi per tornare al dato del 2019.

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