L’analisi dell’Ufficio Economico Confesercenti: si conferma la tendenza alla stagnazione della nostra economia
Il rallentamento dell’economia contagia anche i prezzi, che in Italia corrono meno che nel resto d’Europa: a febbraio l’inflazione aumenta solo dell’1% su base annuale, mezzo punto in meno della media Ue, confermando le maggiori difficoltà del nostro Paese e la tendenza alla stagnazione della nostra economia.
Così l’Ufficio economico Confesercenti sulle stime Istat sull’inflazione a febbraio, riviste al ribasso di un decimale rispetto alla stima preliminare. Dati che confermano la debolezza del mercato interno e dei consumi. Il piccolo movimento registrato dai prezzi, infatti, è dovuto quasi interamente alle componenti più volatili, in particolare fresco alimentare e beni energetici non regolamentati, cui si aggiungono stavolta i tabacchi. Ma l’inflazione di fondo – allo 0,4% – si riduce addirittura di un decimale.
Anche nel 2018 i prezzi avevano mantenuto ancora un andamento moderato (+1,2%, come nel 2017), ma solo grazie alle spinte provenienti dalla componente energetica del paniere. Una spinta che si è esaurita negli ultimi mesi, confermando la tendenza alla stagnazione dei prezzi del mercato italiano. Una propensione ormai quasi decennale che condividiamo con le altre economie dell’area euro, rispetto alle quali, però continuiamo a mantenere un differenziale negativo.
Segnale di una spesa delle famiglie che è in frenata da ormai troppo tempo, ed appare improbabile un recupero a breve della domanda interna. Secondo le previsioni Cer per Confesercenti, per l’anno in corso la crescita della spesa si fermerà infatti ad un massimo di +0,4%: il risultato peggiore degli ultimi cinque anni. E lo scenario potrebbe peggiorare ulteriormente nel 2020, se dovessero scattare gli aumenti IVA previsti dalle clausole di salvaguardia. Bisogna mettere subito nero su bianco lo stop agli aumenti, e procedere ad invertire i segnali di debolezza che arrivano dall’economia, impegnando risorse per investimenti e consumi.