L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a settembre 2024 segna un aumento dello 0,2% rispetto al mese precedente e del 3,7% rispetto a settembre 2023.
Lo comunica l’Istat, aggiungendo che nel periodo gennaio-settembre di quest’anno la retribuzione oraria media è cresciuta del 3,2% rispetto allo stesso periodo del 2023.
“Nel terzo trimestre del 2024, per il totale economia, la crescita delle retribuzioni contrattuali è risultata superiore a quella dei prezzi al consumo di poco più di due punti percentuali, proseguendo il graduale recupero del potere d’acquisto”, commenta l’Istat.
“Nel corso degli ultimi mesi – sottolinea l’Istat – la dinamica salariale è stata più sostenuta per il comparto privato. A settembre le retribuzioni contrattuali orarie segnano un aumento su base annua del 4,6% per i dipendenti dell’industria, del 4,1% per quelli dei servizi privati e dell’1,6% per i lavoratori della pubblica amministrazione”.
“I settori che presentano gli aumenti tendenziali più elevati sono: credito e assicurazione (+11,0%), gas e acqua (+6,7%) e settore metalmeccanico (+6,4%). L’incremento è invece nullo per edilizia, farmacie private, telecomunicazioni, ministeri, forze dell’ordine, forze armate e attività dei vigili del fuoco”.
RINNOVI
“I contratti che, a fine settembre 2024, sono in attesa di rinnovo ammontano a 29 e coinvolgono circa 6,9 milioni di dipendenti (il 52,5% del totale)”, sottolinea l’Istat.
“Il tempo medio di attesa di rinnovo è pari a 18,3 mesi (era 32,2 a settembre 2023) per i lavoratori con contratto scaduto e a 9,6 mesi per il totale dei dipendenti (era 17,0 a settembre 2023)”.
“Sempre alla fine di settembre, i 46 contratti collettivi nazionali in vigore per la parte economica riguardano invece il 47,5% dei dipendenti – circa 6,2 milioni – e corrispondono al 45,8% del monte retributivo complessivo”.
“La quota di lavoratori in attesa di rinnovo nel terzo trimestre 2024 è tornata a superare il cinquanta per cento in conseguenza della scadenza, a giugno, degli accordi relativi ai dipendenti delle costruzioni e della metalmeccanica”, conclude l’Istituto.