Consumi rallentano, va male anche il turismo: maltempo di maggio cancella 200 milioni di fatturato
L’Italia frena ancora. La nota mensile sull’andamento dell’economia italiana, ribadisce che nel primo trimestre di quest’anno la nostra economia, pur collocandosi in area positiva, sta di nuovo stentando, con un Pil che è cresciuto dello 0,1% invece che di 0,2% come ipotizzato nelle anticipazioni di inizio d’anno. E anche il turismo subisce una frenata: il maltempo di maggio ha seriamente compromesso l’avvio della stagione. Tra pioggia e freddo, stimiamo per il mese un calo di 1,7 milioni di presenze rispetto allo scorso anno, ‘cancellando’ circa 200 milioni di euro di fatturato.
Così l’Ufficio Economico Confesercenti commenta la nota mensile di andamento dell’economia di Istat.
Sebbene a maggio l’indice di fiducia di consumatori sia tornato a salire dopo tre mesi di calo, il miglioramento del clima non è sufficiente a per definire prospettive più serene, che, come si vede, contrastano con i dati di realtà delle dinamiche economiche reali.
Anche i consumi delle famiglie, che pure dovrebbero trovare un supporto in numerose misure recenti che giocano a vantaggio dei redditi delle famiglie, non danno segni di chiara ripresa e anzi rallentano, in particolare per la riduzione di acquisti di beni durevoli e semidurevoli.
A prolungare la permanenza di un clima di incertezza è anche il momento di stallo generato dalla lunga parentesi elettorale (peraltro non conclusa ancora) che sta vivendo l’azione governativa. Pesa, in particolare, l’incertezza sul versante di provvedimenti che rilancino effettivamente l’economia, tra promesse elettorali ed il rischio di una procedura di infrazione a livello comunitario.
La priorità, ora, è uscire dalla stagnazione e dall’incertezza. Bisogna spingere sull’acceleratore della crescita, senza contare troppo sugli effetti positivi – ancora da confermare – di Reddito di Cittadinanza e Quota 100. Meglio bloccare subito l’aumento IVA e puntare con forza sul lavoro, con la detassazione degli aumenti salariali: un modo per fa ripartire la contrattazione, l’occupazione e quindi i consumi, principale volano del nostro Pil.