Istat, Confesercenti: “Rimbalzo post Covid terminato. Rientro inflazione più lento del previsto”

Bce: Confesercenti, bene taglio ma si auspicava più coraggio. Economia europea rallenta, serve politica monetaria orientata alla crescita

Restrizioni al Reddito di Cittadinanza potrebbero avere un impatto negativo sui consumi, circa un miliardo in meno all’anno

Il rimbalzo dell’economia post Covid è terminato. La flessione del Pil del secondo trimestre certificata da Istat lo dimostra, in un quadro in cui si conferma un processo di rientro dell’inflazione più lento del previsto: il rallentamento della corsa dei prezzi di luglio indica, da un lato, che la dinamica della flessione è ormai avviata, tuttavia, viste le dimensioni degli shock energetici e delle materie prime anche alimentari, ribadiamo che il percorso verso l’obiettivo del 2% non sarà completato prima di due anni. Uno scenario che, purtroppo, continuerà ad incidere negativamente sul potere d’acquisto delle famiglie.

Così, in una nota, l’Ufficio economico di Confesercenti commenta le rilevazioni Istat di oggi sulle stime preliminari dei prezzi di luglio e sul Pil del secondo trimestre 2023.

Il dato sul Pil conferma la contrazione dell’industria ed anche il rallentamento dei servizi, sostenuti comunque dal proseguimento della domanda turistica. La stima prospetta una crescita media che potrebbe anche restare al di sotto dell’1%, considerando anche il peggioramento della crescita acquisita rispetto ad inizio d’anno. Il comparto turistico, inoltre, pur rappresentando ancora il maggior traino per il nostro PIL rischia, a causa degli eventi metereologici negativi e delle estreme ondate di calore di questa estate, di registrare una performance inferiore rispetto alle iniziali positive previsioni.

Un quadro di incertezza a cui si aggiungono il rallentamento del commercio mondiale da un lato, e dall’altro gli effetti dei continui aumenti dei tassi di interesse con ricadute negative su credito, consumi ed investimenti. Da considerare anche le restrizioni del reddito di cittadinanza che, a regime, potrebbero portare ad una riduzione di circa 1 miliardo di euro l’anno di consumi, se non ci dovesse essere una compensazione dal punto di vista dell’occupazione. Un mix di fattori che potrebbe dunque avere un impatto negativo sulla ripresa dell’economia: per questo sarà cruciale, nei prossimi mesi, mettere in campo interventi di sostegno alla domanda interna, la cui ripresa è la via maestra per evitare scenari di crescita zero o addirittura recessivi.

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