Istat: in 2014 inflazione a +0,2%, ai minimi dal 1959

Draghi: in Eurozona rischio deflazione maggiore di un anno fa.

L’istituto di statistica conferma le stime preliminari Il tasso di inflazione medio annuo per il 2014 è stato pari a +0,2%, in rallentamento di un punto percentuale rispetto al 2013 (+1,2%). Lo rileva l’Istat, confermando la stima preliminare e sottolineando che si tratta dell’andamento più “freddo” dal 1959. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) non varia in termini congiunturali e diminuisce dello 0,1% su base annua (da +0,3% di novembre), confermando la stima preliminare. Il tasso di crescita medio annuo relativo al 2014 è pari a +0,2%, oltre un punto percentuale in meno rispetto al +1,3% del 2013. L’indice Foi (famiglie di operai e impiegati) al netto dei tabacchi, segna un aumento dello 0,2% nella media del 2014. Tornando all’indice per l’intera collettività (Nic), l’Istat spiega che la dinamica dei prezzi al consumo del 2014 riflette principalmente gli effetti della prolungata flessione dei costi delle materie prime (in particolare quelle energetiche) e dei beni di importazione che si combinano con la persistente debolezza della domanda di consumi da parte delle famiglie. In particolare per quanto riguarda le divisioni di spesa, quelle con i maggiori aumenti sono state Istruzione (+1,4%), servizi ricettivi e di ristorazione e mobili, articoli e servizi per la casa (per entrambe +0,9%) e trasporti (+0,7%). Il calcolo del trascinamento dell’inflazione sul 2015 – evidenzia l’Istat – registra un valore negativo (-0,2%), dovuto alla “forte contrazione della dinamica dei prezzi rilevata nell’anno appena concluso”.

Sul pericolo è intervenuto anche il Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi: “il rischio di deflazione è ancora basso, ma maggiore rispetto ad un anno fa”, ha detto in un intervista rilasciata al giornale tedesco Die Zeit. “Non sono auspicabili né inflazione né deflazione – ha aggiunto – ma l’inflazione è più facile da contrastare per una Banca centrale”.

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