La Bce innalzerà i tassi di altri 50 punti base a marzo, poi valuterà l’evoluzione

Bce

Per la Banca centrale europea, l’economia ha tenuto, si attende una ripresa nei prossimi trimestri

Il Consiglio direttivo della Bce continuerà ad aumentare i tassi di interesse “in misura significativa a un ritmo costante e a mantenerli su livelli sufficientemente restrittivi da assicurare un ritorno tempestivo dell’inflazione al suo obiettivo del 2 per cento nel medio termine”.

E’ quanto si legge nel bollettino economico della Banca centrale europea.

“Alla luce delle spinte inflazionistiche di fondo, il Consiglio direttivo intende innalzare i tassi di interesse di altri 50 punti base nella prossima riunione di politica monetaria, a marzo, per poi valutare la successiva evoluzione della sua politica monetaria” prosegue il documento.

“Il mantenimento dei tassi di interesse su livelli restrittivi ponendo un freno alla domanda farà diminuire nel corso del tempo l’inflazione e metterà inoltre al riparo dal rischio di un duraturo spostamento verso l’alto delle aspettative di inflazione”.

“In ogni caso, anche in futuro le decisioni del Consiglio direttivo sui tassi di riferimento saranno dipendenti dai dati e rifletteranno un approccio in base al quale tali decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione” precisa la Bce.

Il quadro economico

Al volgere dell’anno i dati segnalano “un indebolimento dell’attività economica a livello mondiale” dopo “una crescita robusta nel terzo trimestre del 2022”, si legge nel bollettino.

“Nel complesso, l’economia ha dimostrato maggiore capacità di tenuta rispetto alle attese e dovrebbe registrare una ripresa nei prossimi trimestri”.

La Bce sottolinea come “le pressioni sui prezzi restano elevate a livello mondiale, ma potrebbero aver già raggiunto il loro punto di massimo, giacché l’inflazione complessiva per l’Ocse nel suo insieme si è ulteriormente moderata in novembre”.

“La flebile attività economica mondiale e l’elevata incertezza geopolitica, continuano a creare condizioni sfavorevoli alla crescita dell’area dell’euro. Tali circostanze sfavorevoli, unitamente all’elevata inflazione e alle condizioni di finanziamento più restrittive, frenano la spesa e la produzione, in particolare nel settore manifatturiero”, si legge ancora nel bollettino.

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