Juncker: “Non siamo un gruppo di tecnocrati”
La Commissione Ue getta acqua sul fuoco dello scontro con l’Italia, dopo l’acceso scambio di vedute fra il premier Renzi ed il presidente della Commissione europea Juncker. La portavoce Mina Andreeva spiega: “Le azioni sono più eloquenti delle parole e non c’è bisogno che vi ricordi il sostegno che la Commissione europea ha dato all’Italia per il terremoto e la crisi dei profughi”.
Ma il premier italiano Renzi è tornato a criticare l’Ue sottolineando che “il tempo dei diktat è finito e rilanciando l’idea di un’Italia “forte, che non va in Europa a farsi spiegare quello che deve fare, ma porta in Europa le sue idee e i suoi valori”.
Juncker, che se l’era già presa con il Governo di Roma colpevole di accusare a “a torto” la Commissione di reiterare l’austerità del passato e dicendo di “fregarsene” delle posizioni di Renzi, è poi tornato sull’argomento: “non siamo una banda di tecnocrati e di burocrati” – ha detto rivendicando la dimensione “politica” della Commissione europea da lui presieduta e sottolineando l’importanza di “guardare la realtà degli Stati membri” nell’interpretazione e applicazione del Patto di stabilità con la necessaria flessibilità, anche se non bisogna “tradire i principi del Patto, che comunque funziona”.
Intanto il commissario Moscovici e il ministro dell’economia italiano Padoan hanno tentato, in un ennesimo bilaterale dopo l’Eurogruppo, di avvicinare le posizioni prima del giudizio europeo sulla stabilità 2017 in arrivo la prossima settimana. Moscovici ha cercato a fine giornata di sminare il terreno su cui si muove il confronto tra Roma e Bruxelles, spiegando che non c’era alcun intento aggressivo di Juncker, solo una risposta diretta a commenti altrettanto diretti giunti dall’Italia.
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