Le Associazioni: “Se queste modifiche entrassero effettivamente in vigore, rappresenterebbero dei colpi potenzialmente mortali per il commercio di vicinato”
Alla luce della nuova classificazione Nace (Nomenclature statistique des Activités écononomiques dans la Communauté Européenne) che recepisce, a livello comunitario, il sistema internazionale di classificazione delle attività economiche e industriali introdotto dagli organi statistici delle Nazioni Unite, entro il prossimo mese di dicembre l’Istat renderà noti i nuovi codici Ateco che entreranno in vigore da gennaio 2025.
Confcommercio e Confesercenti, vale a dire le associazioni di categoria maggiormente rappresentative delle micro e piccole imprese del commercio, del turismo e dei servizi, evidenziano con preoccupazione che, secondo la bozza attualmente allo studio, nella nuova classificazione Ateco verrebbe eliminata qualsiasi distinzione del canale di vendita del commercio al dettaglio: questo significa che, per ogni categoria merceologica, le attività dei negozi di vicinato, degli ambulanti su area pubblica e dell’e-commerce ricadrebbero tutte, indistintamente, all’interno della stessa classificazione: il codice Ateco 47.1. Non solo: ad essere eliminata sarebbe anche la differenziazione basata sulla superficie di vendita, andando così ad accorpare nel solo codice 47.11.00 gli attuali codici Ateco: 47.11.1 Ipermercati, 47.11.2 Supermercati, 47.11.3 Discount di alimentari, 47.11.4 Minimercati ed altri esercizi non specializzati di alimentari vari, 47.11.5 Commercio al dettaglio di prodotti surgelati.
Se queste modifiche entrassero effettivamente in vigore, rappresenterebbero dei colpi potenzialmente mortali per il commercio di vicinato, tanto in sede fissa che ambulante: è infatti importante ricordare che i codici Ateco non hanno soltanto scopi meramente statistici, ma vengono anche utilizzati dagli enti locali per l’individuazione della platea di imprese beneficiarie dei bandi di finanziamento, di ulteriori benefici previsti dalla legge nonché, come si è potuto riscontrare nel contesto dell’emergenza da Covid-19, nella definizione di quali attività possano o meno proseguire durante un lockdown.
«Per scongiurare uno scenario potenzialmente catastrofico per migliaia d’imprese in tutta Italia – è l’appello di Enrico Lupi e Marco Benedetti, presidenti regionali di Confcommercio e Confesercenti – invitiamo tutti i titolari di pmi a partecipare alla consultazione pubblica promossa dall’Istat fino al 31 ottobre, compilando con i propri dati la lettera predisposta dalle due associazioni a salvaguardia del commercio di vicinato scaricabile sul sito di Confesercenti Liguria e sulla pagina Facebook di Confcommercio Genova: l’obiettivo è quello di sensibilizzare lo stesso Istituto nazionale di statistica affinché vengano comunque mantenuti i codici di categoria e sottocategoria corrispondenti alla quinta e sesta cifra Ateco, reintroducendo, quindi, quantomeno la distinzione tra commercio al dettaglio in sede fissa, ambulante e online e la distinzione sulla base delle superfici di vendita».
In caso contrario, qualora l’Istat si adeguasse supinamente all’inesorabile semplificazione della codifica Nace, si rischierebbero inevitabili ricadute negative per quanto concerne il monitoraggio condotto dalle amministrazioni regionali sulle diverse attività e sui vari programmi di finanziamento ai settori in difficoltà, senza poter escludere nemmeno possibili conseguenze sui regimi autorizzatori e sulle pratiche amministrative.