Il Direttore Landriscina: “Purtroppo i numeri relegano la zona della Puglia Imperiale agli ultimi posti dello sviluppo commerciale-imprenditoriale-turistico della nostra regione”
Intervista a Mario Landriscina, direttore Confesercenti Provinciale BAT, direttore Assoturismo Confesercenti Puglia e Manager del Distretto Urbano del commercio di Trani.
Abbiamo trascorso alcuni anni difficili a causa della pandemia, adesso qual è la situazione nella Bat?
«Anche nella Bat la pandemia si è fatta sentire. Siamo però riusciti come associazione di categoria ad affrontare gli anni più difficili con professionalità lavorando tantissimo a stretto contatto con la Prefettura ed evitando così possibili rivolte di alcuni gruppi di manifestanti sotto i Comuni come ad esempio a Barletta. Il periodo post covid è passato con non poche difficoltà. Il comparto del turismo ha quasi recuperato in toto specie nel settore alberghiero e dei pubblici esercizi che preannunciano una prossima estate positiva».
Quanto è importante, secondo lei, fare rete e sviluppare una crescita di gruppo utile nei periodi di festa fra tutti i commercianti?
«Fare rete è importantissimo e non solo nei periodi di festa. La verità è che le regioni del sud Italia scontano un vero e proprio handicap culturale quando si parla di fare sistema e di consorziarsi per crescere e risolvere insieme anche le problematiche derivanti dalle vicissitudini imprenditoriali. Stiamo cercando di attuarlo nel mondo della micro impresa che meno recepisce. Si deve insistere perché il futuro è questo e bisogna convincersene. I Distretti Urbani del commercio già partiti a Trani e a breve anche ad Andria rappresentano un primo tentativo di creare una rete fra le imprese commerciali e turistiche ed un partenariato pubblico-privato avendo così una governance condivisa con l’amministrazione comunale».
Trani è da sempre considerata una perla nel panorama del turismo pugliese, città elegante e suggestiva, quale futuro si immagina per le strutture alberghiere?
«Il futuro delle strutture alberghiere dipende esclusivamente dai servizi che una città può offrire. Non basta nel caso di Trani essere elegante e suggestiva se poi la vivibilità della città diventa insostenibile perché mancano i parcheggi e un piano del traffico e un piano strategico del turismo. La città deve assumere un ruolo guida con gli altri comuni della provincia per contare maggiormente in ambito regionale. Purtroppo, nonostante la crescita degli ultimi anni, gli ultimi dati relegano la zona della cosiddetta Puglia Imperiale agli ultimi posti dello sviluppo commerciale imprenditoriale turistico della nostra regione a differenza del livello raggiunto dal Salento, dalla Valle D’Itria e dal Gargano. Livello che si raggiunge facendo rete e insieme alle Amministrazioni promuovendo l’identità del nostro territorio composto da città d’arte, di mare, siti archeologici e oasi naturalistiche che ci permettono di puntare anche sulla destagionalizzazione nel periodo invernale».
Il settore dell’enogastronomia viaggia sempre più veloce e nonostante il fermo dovuto alla pandemia, sembra essersi ripreso completamente, ma mancano figure specializzate, quanto conta sensibilizzare ad una formazione in Puglia?
«Il settore agroalimentare funziona perché a livello nazionale tira il made in Italy. In Puglia in particolare si punta sui prodotti tipici e sulle figure di settore specializzate che sono in aumento. A Trani, ad esempio, ci sono diversi chef stellati. A mancare sono le figure intermedie che a fronte di stipendi non adeguati alle competenze spingono i giovani ad accontentarsi del reddito di cittadinanza o a spostarsi in altre città del nord per fare le cosiddette stagioni. La filiera del turismo ha bisogno di una formazione particolare che si sta sviluppando grazie agli Istituti Tecnici Superiori e alle Università. Confesercenti Puglia, per tutte le sue province compresa la Bat, ha raggiunto una intesa con l’Ateneo barese e presto partiranno dei corsi per gli imprenditori del territorio. A mio avviso oggi servirebbe mettere a regime il mondo del lavoro con le realtà imprenditoriali, sviluppando incentivi alle imprese per garantire assunzioni. Sarebbe preferibile un credito d’imposta rispetto al reddito di cittadinanza».
Come immagina il futuro delle PMI pugliesi dal 2023 in poi?
«Dipende molto dallo sviluppo della filiera del turismo che è costretta a registrare battute di arresto a causa della guerra in Ucraina e ai costi energetici e canoni di locazione sempre più considerevoli che mettono in seria difficoltà le imprese. A questi si aggiunge anche la Tari. A Trani e in altri comuni nonostante punte elevate di raccolta differenziata non si riescono a ridurre le bollette specie per le imprese. Il futuro delle PMI lo vedo in chiaroscuro. Più roseo per le imprese che si occupano di turismo visto che la Puglia è meta ambita per le vacanze, meno per le attività commerciali. Dovremmo cominciare invece a sviluppare maggiormente i settori primari e secondari come l’agricoltura e l’elettromeccanica in maniera tale che in periodi di crisi un settore possa sopperire all’altro. Nelle città del territorio della Bat caratterizzate da un grosso sviluppo del settore del TAC – Tessile Abbigliamento Calzaturiero, una volta andato in crisi, è stato molto complesso riconvertire l’economia del territorio attraverso investimenti in altri settori come il turismo e servizi e una integrazione del settore tradizionale attraverso politiche di innovazione tecnologiche e digitali».