Quadro positivo, ma su aumento potrebbero influire demografia e labour hoarding: imprese mantengono base occupazionale per evitare problemi di reclutamento, intervenire su formazione e politiche attive
Notizie positive dal lavoro. A dicembre, per il quinto mese consecutivo, l’Istat rileva un incremento dell’occupazione complessiva. Un aumento che contribuisce alla tenuta dei redditi e, quindi dei consumi, che a loro volta hanno svolto un ruolo fondamentale per mantenere il Pil italiano su un sentiero di crescita nell’anno appena concluso.
Così Confesercenti.
Nonostante il rallentamento dell’economia, dunque, le condizioni del mercato del lavoro rimangono nel complesso solide. Anche per i lavoratori indipendenti che, seppur di stretta misura, da due anni circa fanno rilevare una ripresa: secondo le nostre stime hanno registrato un aumento di 45mila in media d’anno nel 2023, e di circa 50 mila nel 2022, dopo il crollo degli anni precedenti.
L’offerta di lavoro fatica, però, a seguire la domanda considerati anche le tendenze demografiche sfavorevoli, destinati peraltro a peggiorare nei prossimi anni. Si tratta in parte delle prime conseguenze della crisi demografica, che sta determinando l’invecchiamento delle forze di lavoro. Con un progressivo allargamento delle coorti di età più avanzata, fenomeno che peraltro si sta osservando anche negli altri principali paesi dell’area euro: in Italia gli occupati over 65 sono aumentati del 10,6 per cento negli ultimi quattro anni.
La tenuta delle dinamiche occupazionali, inoltre, potrebbe riflettere le preoccupazioni delle aziende che hanno puntato a preservare la base occupazionale, sollecitate dai diffusi problemi di reperimento di manodopera, particolarmente gravi in particolare nel turismo, comparto che dovrebbe avere avuto un ruolo rilevante nella crescita del numero di lavoratori. Come anche segnalato dai dati di Unioncamere-Excelsior, infatti, il mercato del lavoro italiano continua ad essere contrassegnato da problemi di mismatch e di reclutamento dei lavoratori necessari. Una situazione che non potrà non avere effetti negativi nel medio periodo. Bisogna dunque intervenire per potenziare i meccanismi della formazione e dell’orientamento scolastico, puntando a creare figure professionali che siano effettivamente richieste dal mercato del lavoro. È necessario rafforzare anche le politiche attive, prevedendo una partecipazione delle parti sociali.