Lavoro: Confesercenti, risultati brillanti nel 2024, ma preoccupa il crollo delle ore lavorate nel IV trimestre. Continua a crescere la componente contributiva del costo del lavoro

Lavoro

L’occupazione italiana chiude l’anno 2024 con risultati brillanti, con una discesa del tasso di disoccupazione al 6,5%, il livello più basso raggiunto negli ultimi diciassette anni. Non mancano, però, segnali preoccupanti: a partire dall’evidente rallentamento delle ore di lavoro nell’ultimo trimestre e dall’aumento della componente contributiva del costo del lavoro, che continua a crescere più velocemente di quella retributiva.

Così Confesercenti.

Il comunicato diffuso dall’Istat conferma lo stato di salute del mercato del lavoro italiano, ma al contempo evidenzia segnali di criticità che prospettano l’entrata in una fase complessa.

I risultati dell’intero 2024 sono stati certamente positivi, con 352mila occupati in più, un aumento delle ore lavorate del 2,8%, un lieve calo del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni (-0,4%) e la già citata discesa del tasso di disoccupazione a livelli record. Nell’ultimo trimestre dell’anno, però, si osserva un forte rallentamento delle ore di lavoro, con un incremento in termini tendenziali arrestatosi allo 0,5% (dal +1,4% del trimestre precedente). Una indicazione che segna come le imprese stiano rivedendo i propri piani occupazionali alla luce delle condizioni di “crescita zero” su cui è scivolata l’economia italiana. In questo contesto, si conferma il ruolo di traino svolto dai servizi di mercato, con un aumento delle ore lavorate nell’ultimo trimestre del 2024 pari allo 0,5%, a fronte della flessione dello 0,7% registrata dall’industria manifatturiera.

Anche sul fronte del costo del lavoro arrivano indicazioni non del tutto attese. La tornata di rinnovi contrattuali, che ha incorporato l’aumento dell’inflazione del 2021-22, ha portato a un aumento del costo del lavoro per unità di lavoro del 3,2%, riflettendo una crescita della componente retributiva del 3,1% e di quella contributiva del 3,5%. Le misure nella legge di Bilancio per il 2024 non sono state dunque sufficienti a impedire un ampliamento del cuneo fiscale, dal momento che gli aumenti contrattuali hanno ridotto la platea di lavoratori rientranti nelle agevolazioni contributive. Un fenomeno da monitorare attentamente nei prossimi mesi.

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