Spesa delle famiglie: dopo tre anni di crollo sparisce il segno meno (+0,6%), ripartono soprattutto i beni durevoli. Ma con l’iva al 22% si rischia un altro anno negativo.
Confesercenti: “serve terapia shock da 70 miliardi sulla spesa corrente, più tagli e più soldi a imprese e famiglie”
La recessione è agli sgoccioli: e se il 2013 si chiuderà con una contrazione del PIL dell’1,7%, nel 2014 dovrebbe finalmente materializzarsi la tanto attesa inversione di tendenza, con una crescita del prodotto interno lordo dell’1%. A certificare la ripresa è il consueto rapporto di previsioni macro-economiche Confesercenti-REF che, però, invita a non ritenere ‘archiviata’ la crisi. Si tratta di una ‘ripresina’, ancora fragile e incerta, che comunque non basterà a creare nuovo lavoro: anche nel corso del prossimo anno, infatti, gli occupati continueranno a scendere (-0,2%), mentre il tasso di disoccupazione toccherà quota 12,8%, il 2,1% in più rispetto al 2012.
Il conto della crisi: in 6 anni persi l’8,7% di pil e il 7,1% di consumi.
Crolla la domanda interna: -11,8%
Il 2014 dovrebbe dunque segnare la fine di una delle crisi più lunghe e dure della nostra storia: in soli 6 anni (tra il 2007 e la prima metà del 2013), l’Italia ha perduto l’8,7% di Pil (il conto arriva addirittura al 10%, se si considera il Pil pro-capite), il 27,1% di investimenti e il 4,4% di esportazioni. A pesare sulla nostra economia è stata soprattutto la crisi della domanda interna, che è diminuita dal 2007 dell’11,8%. Un dato che si è riflesso non solo sul Pil, ma anche sulle importazioni (che hanno subito un vero e proprio crollo, segnando il -15,6%) e sui consumi. Questi si sono infatti erosi come non era mai accaduto prima, registrando nel periodo preso in esame una contrazione del 7,1%. A soffrire di più soprattutto beni durevoli (-27,4%) e semidurevoli (-14,7%).
2013, l’anno si chiude in rosso per pil e consumi. Debito pubblico record al 131,6%
La recessione non darà segno di volersi allentare prima del prossimo anno. Secondo le previsioni Confesercenti Ref, il 2013 chiuderà infatti con il segno meno in quasi tutte le voci: oltre al Pil, in caduta dell’1,7%, scendono anche i consumi nazionali e delle famiglie (rispettivamente -2% e -1,8%), gli investimenti (-6%), il reddito disponibile (-0,1%) e le unità di lavoro totali (-1,7%). Diminuisce, rispetto al 2012, anche il saldo primario: lo scorso anno l’Italia aveva messo a segno il 2,5%, quest’anno il 2,3%. Cresce invece nel 2013 l’indebitamento netto (-3,2%, nel 2012 era il -3%) e il rapporto debito/pil, che arriva a quota 131,6%.
Le prospettive per il 2014: primi accenni di ripresa. PIl a +1,0%, ripartono investimenti (+1,6%) e importazioni (+2,8%), ma continua la crisi del lavoro. Reddito disponibile reale in aumento (+0,6%)
Alla luce del quadro discusso le prospettive per il 2014 descrivono un sentiero di ripresa graduale ma fragile per l’economia. In generale, lo scenario economico internazionale appare relativamente favorevole sotto il profilo dell’attività economica. Secondo le previsioni Confesercenti Ref, il 2014 dovrebbe vedere virare in positivo non solo il Pil (+1,0%), ma anche le importazioni, che passeranno dal -3,4% del 2013 al +2,8% il prossimo anno. Riprendono fiato anche gli investimenti: se il dato previsto per il 2013 è una flessione del 6%, il 2014 dovrebbe invece invertire finalmente la rotta, con uno striminzito – ma positivo – +1,6%. A spingere la voce sono però solo gli investimenti in macchine e mezzi di trasporto (+3,7%), mentre per quelli in costruzioni si rimane ancora in zona negativa (-0,5%). Non riparte, invece, l’occupazione: nel 2014 il tasso di disoccupazione arriverà al 12,8%, e le unità di lavoro totali, in flessione dell’1,7% nel 2013, diminuiranno nel prossimo anno dello 0,2%. Buone notizie sul fronte del reddito disponibile reale, che nel 2014 dovrebbe tornare allo 0,6%, dopo tre anni di crollo.
Consumi, nel 2014 finisce il crollo della spesa delle famiglie ma rimane l’incertezza.
Ripartono davvero solo i beni durevoli (+1,7%), incognita risparmio
Permane un clima di incertezza sui consumi, nonostante l’aumento del reddito disponibile. Secondo le previsioni di Confesercenti-REF, anche nel corso del prossimo anno i consumi finali nazionali si contrarranno, segnando lo 0,2% in meno. Ma la nota positiva è che sembra essere finito il grande crollo della spesa delle famiglie: dopo due anni di consecutivi di calo, la voce nel 2014 segnerà lo +0,5%, il +0,6% se si considerano i consumi interni delle famiglie a prezzi costanti. A riprendersi, saranno, però, soprattutto i beni durevoli: dopo una lunga fase di rinvio degli acquisti, lo stock di beni durevoli in possesso delle famiglie si è deteriorato, giustificando una nuova domanda. Ma le famiglie italiane vengono da un lungo periodo di perdita di potere d’acquisto, e potrebbero utilizzare i primi guadagni per iniziare a ricostituire il flusso dei risparmi, fortemente ridottosi negli ultimi anni.
Confesercenti: “Iva al 22% clamoroso autogol, a rischio ripresa della spesa delle famiglie.
Con aumento aliquota saliamo al 5^ posto in Europa”
Con prospettive economiche così fragili, l’aumento dell’aliquota Iva al 22% sarebbe, secondo Confesercenti, un clamoroso autogol, che non solo rischierebbe di mettere a rischio al possibile ripresa della spesa delle famiglie. In assenza di un intervento, dal prossimo 1^ ottobre l’aliquota Iva ordinaria (quella che si applica ai 2/3 della complessiva base imponibile) aumenterà dal 21% al 22%. Conseguentemente, l’Italia peggiorerà la propria posizione in ambito europeo: già oggi si colloca al di sopra dell’aliquota media UE (pari al 20,5%), occupando (a pari merito con Belgio, Olanda e Spagna) il 6^ posto nella graduatoria delle aliquote fra paesi; dopo l’ennesimo aumento, si piazzerà al 5^ posto (insieme alla Slovenia) portando a 1,5 punti il differenziale rispetto all’aliquota media europea.
Tale aumento, che nelle previsioni ufficiali dovrebbe garantire un maggior gettito di più di un miliardo per gli ultimi tre mesi del 2013 e di oltre 4 miliardi su base annua a partire dal 2014, rischierà di tradursi in un boomerang per l’Erario e in un fattore di deterioramento della situazione economica. Nelle previsioni governative, in effetti, gli aumenti di gettito scontano una rigidità dei consumi che è del tutto inimmaginabile in una situazione di crisi come quella attuale: di fronte agli aumenti di prezzo determinati dalla maggiorazione di aliquota Iva, i consumatori reagiranno con una riduzione dei consumi. E dall’intera partita (aumento di aliquota e riduzione dei consumi) scaturirà non un aumento ma una riduzione di gettito: 300 milioni, secondo le nostre stime. D’altra parte, non è ipotizzabile che dell’aumento dell’Iva si facciano completamente carico i produttori (imprese, artigiani, commercianti), lasciando del tutto invariati i prezzi di vendita. La realtà dei settori produttivi, soprattutto di quelli orientati al mercato interno, si segnala infatti per una diffusa sofferenza, fatta di riduzione del volume di affari, di crollo dei margini e di chiusura di decine di migliaia di PMI. Infine, anche ammesso che l’aumento di aliquota si trasferisse senza contraccolpi sui consumi, occorrerebbe essere consapevoli dei gravissimi effetti che si produrrebbero sul sistema economico e sulle famiglie italiane: in media, quasi 100 euro di aumento dell’Iva complessiva gravante sui consumi familiari (da 3407 a 3505 euro annui); aumento del tasso d’inflazione di poco più di mezzo punto percentuale; drastico peggioramento della situazione dei cittadini meno abbienti (disoccupati, cassaintegrati, pensionati).
Il nodo della spesa pubblica: anche nel 2014 debito/pil a 131,4%.
Confesercenti: “Spesa corrente da tagliare con coraggio: 70 miliardi da tagli per dare più soldi alle famiglie ed alle imprese”
Nonostante l’aumento della pressione fiscale, a livelli record negli ultimi due anni, l’Italia non riesce ad abbattere il suo debito. Il rapporto tra debito pubblico e prodotto intorno lordo, infatti, arriverà al 131,6% quest’anno e rimarrà sostanzialmente invariato nel 2014, a quota 131,4%. Diventa quindi fondamentale cambiare passo. Confesercenti suggerisce di varare una terapia d’urto, i cui obiettivi di fondo debbono essere: riduzione della pressione fiscale; rilancio degli investimenti pubblici al centro ed in periferia; attuazione della spending review come metodo permanente di riqualificazione della spesa pubblica, con azzeramento degli sprechi e maggiore efficienza ed efficacia della spesa; liquidazione di assett pubblici improduttivi per abbattere più velocemente il debito e ridurre gli interessi.
I risparmi di spesa vanno conseguiti attraverso una strategia di politica economica che può portare a recuperare circa 70 miliardi nel medio periodo (50 miliardi di taglio e 20 di effetti moltiplicativi), come dimostrato dagli approfondimenti sul tema di Confesercenti-Ref. Gli obiettivi dei risparmi devono essere:
Riduzione della spesa
Risparmi annui a regime, dal 5^ anno (Mld euro)
Taglio dei consumi intermedi |
10 |
Sanità |
7 |
Consip |
3 |
Riduzione della spesa sugli interessi del debito pubblico (riduzione del debito 100 mld) |
5 |
PA più efficiente |
12 |
Riforma istituzionale al centro ed in periferia (riforma del Parlamento, abolizione province, accorpamento piccolissimi comuni, ecc.) spesa come media 4 paesi G,F,S,GB = 1,6% PIL |
14 |
Razionalizzazione organismi partecipati da enti nazionali e locali |
4 |
Razionalizzazione e riforma incentivi alle imprese |
5 |
Totale risparmi di spesa |
50 |
|
|
Maggiori entrate da effetti sulla crescita |
20 |
|
|
Totale maggiori risorse pubbliche disponibili |
70 |
Questi tagli devono essere però finalizzati allo sviluppo: la riduzione della spesa deve cioè aprire spazi perché essa possa trasformarsi in un’occasione di rilancio della crescita dell’economia italiana.
Utilizzo risorse
Importo annuo a regime, dal 5^ anno (Mld euro)
Irpef: riduzione aliquote e maggiore sostegno alle famiglie e ai pensionati a basso reddito |
25 |
Irap: innalzamento franchigia e riduzione costo del lavoro dalla base imponibile |
7 |
Iva: bloccare l’aumento al 22% e ritorno all’aliquota del 20% |
6 |
Imu: |
14 |
Esenzione 1^ casa |
4 |
Riduzione per immobili strumentali attività d’impresa. |
10 |
Investimenti pubblici |
16 |
Piano riqualificazione città, edifici scolastici, trasporti pubblico locale |
3 |
Piano salvaguardia del territorio |
3 |
Infrastrutture strategiche prioritarie |
10 |
Proroga bonus ristrutturazioni e mobili 50%, energia 65% per 3 anni (importo totale relativo ai dieci anni di fruibilità delle detrazioni) |
2 |
Totale utilizzo risorse |
70 |
Roma, 10 settembre 2013