“Sulla Legge di Stabilità ci appelliamo alla Camera perché faccia fino in fondo la sua parte e compia le scelte coraggiose necessarie a far ripartire l’Italia, migliorando il testo del Governo che il Senato ha solo parzialmente modificato rispetto alle esigenze espresse dal mondo produttivo”. Lo dichiara Ivan Malavasi, presidente di Rete Imprese Italia.
“Non nego che il testo licenziato a Palazzo Madama contenga qualche elemento positivo che va nella direzione del contenimento dei costi delle imprese e del sostegno della domanda – aggiunge – ma non si tratta di scelte in grado di determinare la svolta tanto attesa nel Paese né di risolvere i problemi di competitività delle imprese”.
“Sappiamo bene – tiene a precisare il presidente di Rete Imprese Italia – che le esigenze di rilancio dei consumi e degli investimenti vanno coniugate con gli obiettivi di finanza pubblica. Ma, in materia fiscale, non sono più rinviabili i tagli all’imposizione sugli immobili strumentali, vale a dire i capannoni, i laboratori, i negozi e gli alberghi, dove si lavora e si crea occupazione. Va, inoltre, immediatamente riordinata la tassazione sui rifiuti, che allo stato crea solo confusione. Nemmeno sul costo del lavoro chiediamo la luna – continua – ma semplicemente che venga subito ristabilito il sacrosanto principio di equilibrio tra contributo e prestazione in materia di malattie e infortuni”.
“Un problema che va affrontato con maggiore decisione – sottolinea – è quello del credito alle piccole imprese, che continuano a registrare le maggiori difficoltà di accesso ai finanziamenti, come sostiene con dovizia di dati anche la Banca d’Italia. Il rafforzamento degli strumenti di garanzia pubblica deve generare, quindi, un beneficio diretto sulle piccole imprese. E vanno irrobustiti i Consorzi fidi, che rappresentano il loro punto di riferimento. Il nostro auspicio – conclude Malavasi – è che il Parlamento tenga conto di queste richieste, le vagli con attenzione, noi siamo pronti al confronto, e introduca le modifiche necessarie a farci prendere, magari saltando sull’ultimo vagone, il treno della ripresa che comincia a intravedersi solo fuori d’Italia”